Castello Visconteo

Il castello di Pandino venne costruito per volontà del signore di Milano, Bernabò Visconti, a partire dal 1355 circa, come residenza di campagna per la caccia. All’epoca, infatti, questa zona era scarsamente abitata ma ricca di boschi con abbondante selvaggina.

Bernabò Visconti controllava il territorio tra Milano e il lago di Garda, al cui interno fece costruire una ventina di castelli, cinque dei quali destinati alla caccia, la sua grande passione.

Il castello fu in uso anche durante il potere di Gian Galeazzo e Filippo Maria Visconti per poi passare nelle mani della signoria degli Sforza; Ludovico il Moro divenne anche conte di Pandino dal 1470 circa.

Si succedettero diversi proprietari fino alla famiglia D’Adda, la quale infine vendette la proprietà al Comune di Pandino, che a partire dagli anni ‘50 cominciò i lavori di restauro per ospitare i nuovi uffici comunali.

Il castello di Pandino sorse, come si è detto, come semplice residenza di campagna; ciò nonostante, come il nome lascia intendere, si trattava di un’abitazione fortificata in grado di difendere gli abitanti.

Esternamente la residenza presenta una pianta quadrata con quattro torri, anch’esse quadrate, poste agli angoli; due di esse sono state demolite nell’Ottocento in quanto pericolanti.
Al centro si apre una corte circondata da portici con archi a sesto acuto su cui si affaccia il loggiato del piano superiore sorretto da pilastrini quadrati.

Gli ingressi sono simmetrici e si aprono sui lati meridionale e settentrionale. I corpi di fabbrica sono divisi in due piani: al piano terra le finestre sono delle monofore, mentre sul secondo livello si affacciano delle bifore.

L’intero edificio è costruito in mattoni rossi con pochi elementi in marmo e alcune parti strutture soprattutto dei tetti in legno.

Nel corso del Quattrocento, si decise di far confluire l’acqua nel fossato e di addossare ai due ingressi dei bassi torrioni con ponti levatoi, feritoie per lanciare le frecce e caditoie per gettare pietre sui nemici: interventi resi necessari dal fatto che, in quel periodo, si era avvicinato a Pandino il confine con Venezia, nemica di Milano, e dunque il castello aveva necessità di essere rafforzato.

L’edificio venne completato in pochi anni e la fretta nel terminarlo fu una delle cause di alcuni cedimenti della struttura, per i quali vennero poi aggiunte due arcate di rinforzo in ogni angolo interno. Tali strutture ulteriori hanno purtroppo celato parte degli affreschi originali, tra cui una figura di S. Antonio Abate, rappresentato in funzione apotropaica per proteggere la salute degli abitanti del castello minacciata da un’epidemia di peste; si racconta che Bernabò ne avesse particolare paura e molto spesso si rifugiasse a Pandino dove il morbo circolava meno che in città. Tale accorgimento si rivelò utile poiché nel corso della sua vita non contrasse mai la malattia.

Ad edificazione terminata, il castello venne decorato in ogni sua parte: stanze, portici, cortile e facciate esterne. Molte di queste pitture sono ancora visibili e fanno di Pandino il maniero visconteo con la maggior quantità di decorazioni originali trecentesca in ottimo stato di conservazione.

Le pitture sono principalmente decorazioni geometriche e rappresentazioni di stemmi, con pochissime figure umane. Intere pareti sono rivestite di moduli geometrici anche piuttosto complessi, motivi araldici, architettonici e vegetali, disposti secondo uno schema tripartito: nella fascia più bassa si collocano dei finti marmi lambenti il pavimento, la fascia intermedia è decorata da pattern geometrici mentre fascia superiore è rivestita dagli stemmi signorili.

Lo stemma maggiormente ripetuto è il biscione visconteo, ma si trova anche la scala, insegna della moglie di Bernabò e figlia del Signore di Verona, Regina della Scala.

Notevole è la sala dell’ala meridionale al piano superiore in cui è dipinto un finto loggiato con eleganti archi acuti, finte colonnette in marmo e decorato da motivi in finto marmo.

Alcune figure umane sono state rappresentate sulle pareti del portico; ai lati del salone dell’ala occidentale si trovano san Cristoforo e il già citato sant’Antonio abate, sopra ai quali si scorge un monocromo con il Cristo in pietà sorretto da un angelo. Sul lato opposto rispetto al salone sono rappresentati dei tondi con delle figure umane, nel complesso piuttosto mal conservate. Una figura femminile, molto probabilmente la personificazione della Carità, è dipinta nella stanza a piano terra della torre sud-orientale.

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Informazioni

Via Castello, 15

Pandino (CR)

Ufficio turistico del Comune di Pandino