Musicisti cremaschi

Nella piccola e antica città di Crema, ricca di tradizioni artistiche e culturali, l’amore e la passione per la musica hanno generato nei secoli illustri ingegni che ricevettero lodi e onori con risonanza internazionale.

Non solo dunque il celebre contrabbassita Giovanni Bottesini ma una tradizione musicale di alto livello da sempre anima della città.

Crema si distinse in modo particolare nella musica sacra, concentrata nel Duomo, divenuto cattedrale nel 1580 dopo la creazione della diocesi. Pare vi fosse già un organo funzionante verso il 1300, mentre nel 1467 la città manteneva un organista a cui, nel 1567, si aggiunsero un maestro di cappella e alcuni musicisti.

Nel 1510 Giovanni Maria da Crema, liutista e compositore, prestò servizio presso la corte di Urbino, passando poi alla corte del marchese di Mantova e successivamente a Roma e a Venezia.
Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento furono attivi in Città musicisti di valore come Orazio Scaletta, Giovanni Battista Leonetti e Giovan Battista Caletti.

Orazio Scaletta (1550 circa – 1630), maestro di cappella del Duomo, compose musica sacra e scrisse un’opera didattica, Scala di musica, che fu apprezzata da più generazioni di musicisti. Passò poi a Bergamo, a Brescia, a Venezia, alla corte del re di Francia e infine alla cappella di Padova.

Giovan Battista Leonetti (1575-1630), sacerdote e organista presso il convento di Sant’Agostino, si formò musicalmente in città ispirandosi alle tendenze musicali dell’epoca (Palestrina, Gabrieli, Monteverdi). All’inizio del Seicento fece stampare il Primo libro dei Madrigali e le messe a otto voci che ben rappresentano la sua significativa capacità creativa per la musica sia profana che sacra.

Giovan Battista Caletti detto il Bruno (1577-1642), organista e maestro di cappella del Duomo, fu anche compositore ed è ricordato come padre di Pier Francesco, che ebbe una parte fondamentale nello sviluppo del melodramma italiano accanto al suo celebre maestro Claudio Monteverdi.

Pier Francesco Caletti Bruni (1602-76), giovane cantore nella cappella del Duomo, destò l’attenzione del nobile Federigo Cavalli, podestà veneziano a Crema, che lo condusse a Venezia per migliorare le sue innate capacità lirico-sinfoniche e gli diede il proprio cognome. Francesco Cavalli – questo, il nome con cui è noto in tutto il mondo musicale – fu organista (1639) e maestro di cappella (1666) in San Marco a Venezia e compose messe, mottetti, vespri, inni e oltre quaranta opere rappresentate nei primi teatri veneziani, dove trionfò per un buon quarto di secolo ottenendo grandi successi e onori.
Melodrammi da ricordare sono La Calisto, la Didone, La Virtù de’ strali d’Amore, Il Giasone, L’Egiso, Il Xerse, L’Ormindo, L’Artemisia, Le Nozze di Teti e Peleo, L’Erismena, e L’Eliogabalo, messo in scena a Crema nel 1999 in occasione dell’inaugurazione del Teatro San Domenico.
Invitato dal cardinal Mazzarino a preparare un’apposita opera (L’Ercole amante) per le nozze di Luigi XIV con l’infanta di Spagna (1662), Cavalli trascorse a Parigi alcuni anni, rappresentandovi altri melodrammi.
Nella storia musicale cremasca Francesco Cavalli costituisce ancor oggi, nell’epoca delle trascrizioni e rappresentazioni delle opere antiche inedite, il musicista di maggior caratura nazionale e internazionale accanto all’altro cremasco, Giovanni Bottesini, che nell’Ottocento fu un applaudito contrabbassista, celebrato compositore, direttore d’orchestra e del conservatorio di Parma.

Fra il Settecento e l’Ottocento altri musicisti cremaschi si distinsero non solo in ambito cittadino, ma anche in quello nazionale, come Jacopo Avanzini, Giuseppe Carcano, Carlo Fezia, Paolo Nevodini e Giuseppe Gazzaniga.

Jacopo Avanzini viene ricordato per i mottetti scritti verso il 1700 per i conservatori veneziani, mentre Giuseppe Carcano, già maestro di cappella del Duomo, divenne in seguito istruttore e compositore a Venezia alla scuola degli incurabili, la quale ebbe come maestri Jomelli, Porpora, Hasse e Marcello. Musicò inoltre il Demetrio di Metastasio, che fu rappresentato nel Teatro di Crema nel 1742.

Carlo Fezia musicò numerosi salmi, inni e messe, una delle quali è ricordata per il bellissimo “Credo”. Paolo Nevodini fu maestro della cappella del Duomo di Crema, succedendo al proprio maestro Carlo Fezia, e musicò in forma pregevole messe, salmi e inni.

Giuseppe Gazzaniga, veronese di nascita (1743-1818), arrivò a Crema dopo essersi perfezionato con Porpora e Piccinni per sostituire Nevodini come maestro di cappella del Duomo. Compose più di sessanta opere fra le quali spicca Il convitato di pietra, il cui libretto fu poi di riferimento per Mozart quando musicò il Don Giovanni. Gazzaniga rimase a Crema per oltre venticinque anni, affermandosi nella composizione di oratori, musica sinfonica e sacra e rivelandosi anche un ottimo maestro per i giovani dell’epoca, tra i quali si segnalò Stefano Pavesi.

Nell’ottocento i musicisti cremaschi che si affermarono per i loro successi furono Stefano Pavesi, Giuseppe Benzi, Vincenzo Petrali e il ben noto Giovanni Bottesini. Interessante è inoltre ricordare i nomi di Giovanni Vailati (compositore e mandolinista, noto anche come “il cieco Vailati”), Ernesto Franceschini (maestro e compositore), Pietro Bottesini (musicista e padre di Giovanni), Brigitta Banti (soprano) ed Eutimio Polonini (cantante conosciuto soprattutto in Francia e Russia).

Stefano Pavesi (1779-1850), precoce nell’apprendimento, fu inviato a studiare musica, grazie al contributo di alcuni nobili cremaschi, presso il conservatorio Sant’Onofrio di Napoli sotto la guida di Nicola Piccinni. Nel 1802, dopo alcune traversie vissute a Napoli e al seguito di Napoleone nella campagna d’Italia, si recò a Venezia dove poté avviare la propria carriera teatrale musicando la sua prima opera buffa Un avvertimento ai gelosi (ripresa al Rossini Opera Festival di Pesaro nell’estate del 2001).
Fece rappresentare circa settanta opere serie e buffe, ottenendo spesso calorosi consensi per l’inventiva melodica e la maestria orchestrale. Da ricordare sono il Ser Marcantonio (che anticipò il Don Pasquale di Donizetti), Fenella, ossia la Muta di Portici, Agatina o la Virtù premiata, la Festa della Rosa ed Elisabetta d’Inghilterra. Fu direttore dell’Opera di Vienna e maestro di cappella al Duomo di Crema dopo la morte del suo maestro Giuseppe Gazzaniga. Stefano Pavesi compose inoltre musica sacra, pezzi vocali e cantate d’occasione (anche su testo del Metastasio).

Giuseppe Benzi (1820-57), dopo aver completato gli studi musicali a Napoli sotto la guida di Mercadante, divenne a sua volta maestro di cappella a Crema succedendo a Stefano Pavesi. Morì a soli trentasette anni lasciando partiture di musica sacra e di sinfonie molto apprezzate per la ricchezza dell’orchestrazione

Giovanni Bottesini: il più famoso contrabbassista nella storia della musica

Bottesini,  compositore e direttore d’orchestra, nacque in una famiglia di musicisti cremaschi il 22 dicembre 1821. Fin da giovinetto studiò sia il violino che il contrabbasso e a diciotto anni si esibì nel suo primo concerto da solista. Ebbe così inizio una cinquantennale carriera che lo portò dal Messico agli Stati Uniti e all’Argentina, e poi per tutta l’Europa, da Londra a San Pietroburgo, da Parigi a Madrid, da Vienna a Lisbona, dovunque sempre accolto con ovazioni da parte tanto del pubblico quanto della critica.
Bottesini però non fu apprezzato solo come eccelso virtuoso (per lui si coniò l’appellativo di “Paganini del contrabbasso”), ma anche come direttore d’orchestra: non a caso Verdi lo volle a dirigere la prima assoluta di Aida al Cairo nel 1871.

Anche la sua attività di compositore fu molto vasta: le sue originali composizioni per contrabbasso e pianoforte sono caratterizzate da geniali soluzioni tecniche. Oltre alle variazioni di pagine operistiche per lo stesso strumento, il musicista cremasco lasciò anche partiture per orchestra, brani cameristici (quartetti, quintetti), musica vocale e sacra (l’oratorio L’orto degli ulivi, la Messa da requiem) e alcune opere tra le quali Ero e Leandro messa in scena a Torino nel 1879 con grande successo.

Dopo poco tempo dalla nomina, suggerita da Verdi, di direttore del conservatorio di Parma, il maestro morì il 7 luglio 1889 lasciando alcune pubblicazioni, come Il grande metodo completo per contrabbasso.
Nel 1989, ricorrendo il primo centenario della sua morte, a Crema si volle onorare la memoria di un così celebre concittadino istituendo il Concorso internazionale per contrabbassisti a lui intitolato che si svolge con cadenza biennale oggi curato dall’Associazione musicale Giovanni Bottesini 

Vincenzo Petrali (1830-89), legato da stretta parentela con Giovanni Bottesini, occupò il posto lasciato vacante dalla morte prematura di Giuseppe Benzi e fu l’ultimo maestro della cappella del Duomo, sciolta prima della fine dell’Ottocento. Petrali si distinse soprattutto per l’abilità nel suonare l’organo e per le composizioni che seguirono con misura ed eleganza lo stile operistico imperante verso la metà dell’Ottocento. I suoi versetti sono ricchi di colore con brillanti linee melodiche, anche se nell’ultimo periodo le composizioni furono più castigate, seppure non scevre di un’accattivante linea melodica. Passò poi a Bergamo, come organista e vice maestro di cappella nella basilica di Santa Maria Maggiore, dove morì nel 1889.