Gran Carnevale Cremasco

Nelle tre domeniche immediatamente precedenti alla Quaresima la città è invasa da una folla festante di maschere, gruppi in costume e semplici spettatori, richiamati dallo spettacolo offerto dalle sfilate dei carri allegorici che si snodano lentamente lungo l’apposito percorso su uno spesso tappeto fatto di coriandoli e stelle filanti, nel cacofonico e gioioso bailamme provocato dall’intrecciarsi di musiche allegre e festosi schiamazzi.

Il medesimo clima si respira anche nel centro cittadino dove, negli stessi giorni, si svolgono varie manifestazioni di contorno dedicate soprattutto ai bambini e dove si allestiscono i mercatini dei sapori e dell’artigianato. L’affluenza è favorita anche dalla possibilità di sfruttare vantaggiosi pacchetti turistici, come quelli proposti dalla ‘Carnaval Card’, che consente la partecipazione alle sfilate, al pranzo e alle visite guidate alla città a prezzi ridotti.

Per tutto il periodo carnevalesco vengono preparati gustosi e caratteristici dolci, a cominciare dalle frèciule (che sono le classiche chiacchiere o frittelle), per proseguire con i chisuli (bocconcini di pasta morbida fritti nell’olio con l’aggiunta di uvetta e mela e cosparsi di zucchero) e le castagnòle (frittelle di pasta più consistenti, della misura di uno gnocco).

Le prime testimonianze storiche sul carnevale cremasco risalgono al periodo della dominazione veneziana. Da allora eccezion fatta solo per i periodi di conflitto o di restrizioni sanitarie a prevenzione delle epidemie, la manifestazione si è sempre svolta con una grande partecipazione di pubblico. Da secoli ormai questo avvenimento fa un po’ da termometro per la città e misura l’umore politico, l’ironia, la fantasia e, in senso lato, lo stato d’animo dei cremaschi.

Un apposito comitato è impegnato permanentemente nella realizzazione e allestimento dei carri allegorici, per organizzare al meglio la partecipazione dei gruppi, folcloristici e bandistici locali e per ricevere spettatori e visitatori che giungono sia dal circondario cremasco come da varie parti d’Italia.

Per l’occasione nelle strade cittadine fa la sua comparsa la caratteristica maschera cremasca: al gagèt col so uchèt (il contadino con la sua oca). L’uomo e il volatile sono considerati i principali rappresentanti di quella civiltà contadina che nei modesti lavoratori della terra aveva i suoi tipici protagonisti e nell’oca vedeva il pilastro dell’economia alimentare. Gagi erano chiamati ironicamente quei campagnoli che periodicamente arrivavano in città, agghindati con l’unico ‘vestito della festa’ e tenendo ben acquattate nella curbèla (cesto) le oche da vendere al mercato.

Il finale delle celebrazioni carnevalesche culmina in piazza Garibaldi dove, fra canti, balli e fuochi d’artificio, si svolge il suggestivo rogo di Re Carnevale e una giuria di esperti premia la maschera e i gruppi più rappresentativi.

Sfilate per il centro storico

www.carnevaledicrema.it