Palazzo vescovile

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Da collegio dei Notai a sede della Diocesi

L’attuale sede vescovile sorse nel 1548 come palazzo del Collegio di notai, giuristi e mercanti a completamento dell’assetto della piazza nella zona che fiancheggia a settentrione il Duomo. In seguito venne donato dalla Comunità al primo vescovo di Crema, il nobile veneziano Gerolamo Diedo, allo scopo di dotare il prelato di una sede adeguata: il palazzo è infatti menzionato nella bolla di Papa Gregorio XIII, datata 11 aprile 1580, in cui venne istituita la diocesi di Crema.

Presenta una facciata in stile lombardo rinascimentale, di cui si possono distinguere due parti: nell’inferiore un porticato ricalca nell’andamento e nel profilo quello del Palazzo Comunale, di cui sono state riprese nella forma e nella fattura anche le decorazioni fittili; la parte superiore è scandita da una doppia serie di cinque finestre, la superiore sormontata da una fila di oculi.

Il balcone marmoreo che campeggia al centro della facciata all’altezza del cornicione fu aggiunto nel 1936; lo stesso anno venne demolito l’ampliamento del palazzo voluto nel 1584 da Gian Giacomo Diedo (secondo vescovo di Crema) lungo il lato nord del Duomo, al quale si allineava per terminare con una breve facciata dotata di un balcone per le benedizioni.

Gli stemmi ai lati della porta-finestra presentano alcuni ornamenti distintivi, come il tipico cappello da cui si dipartono i cordoni che, terminando a tre nappe, indicano la dignità vescovile. Si riferiscono ai primi vescovi della città che appartenevano alle famiglie Diedo ed Emo, esponenti del patriziato veneto.

Su alcune colonne è ancora leggibile una scritta dipinta, conservata anche su alcune colonne del Palazzo Comunale, ottenuta attraverso uno stampo con colore molto tenace che ha resistito ai secoli: si tratta di un omaggio a un podestà, Nicolò Donado, eletto nel 1575, quindi all’epoca in cui il palazzo apparteneva ancora alla comunità.

All’intorno sono custoditi numerosi dipinti tra cui si segnalano l’Annunciazione e la Visita a santa Elisabetta (1520-29 circa) attribuite ad Alberto Piazza (Lodi, 1490 circa – 1529 circa); lo Sposalizio della Vergine (1540 circa) di Girolamo Romani, detto il Romanino (Brescia, 1484 circa – 1566 circa); il San Girolamo di Giacomo Negretti, detto Palma il Giovane (Venezia, 1548/1550 – 1628).

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Piazza Duomo, 27