S. Giovanni

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L'Oratorio di San Giovanni Battista è luogo d'incontro e di culto

Il piccolo edificio venne costruito su progetto di Evangelista degli Alessandri, sullo scorcio del XVI secolo, per volontà dei confratelli della Compagnia della Carità che necessitavano di un proprio luogo d’incontro e di culto. Intitolato a San Giovanni Battista, fu edificato in un luogo simbolico per la città di Crema: qui infatti, secondo la tradizione, era ubicata la casa di Caterina degli Uberti, la giovane donna cui era apparsa la Madonna nell’aprile del 1490 e alla quale è collegata la costruzione del Santuario di Santa Maria della Croce. L’edificazione dell’oratorio iniziò il 23 maggio 1583 e risulta terminata nel 1599. Solo nel 1636 Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinato, 1656) affrescò le pareti della chiesa. La confraternita fu soppressa nel 1810 in epoca napoleonica e la chiesa divenne sussidiaria della parrocchiale di San Giacomo Maggiore

La facciata dell’oratorio appare semplice, allineata ai palazzi limitrofi, seppur monumentale. Le estremità sono delimitate da due paraste che si innalzano per tutta l’altezza la cui sommità è conclusa da capitelli di ordine corinzio. Il portale in marmo è sovrastato da un timpano triangolare decorato da un cartiglio recante il motto CHARITAS della compagnia. L’ingresso è sovrastato da un grosso finestrone rettangolare. 

All’interno si scopre un vero gioiello della pittura cremasca seicentesca. L’aula, a navata unica con volta a botte, è scandita da una serie di lesene con capitelli corinzi e il vano rettangolare è chiuso dal presbiterio anch’esso con volta a botte. Le pareti interne sono interamente decorate da dipinti murali del pittore Gian Giacomo Barbelli. L’artista lasciò la propria firma e la data 1636 nel riquadro rappresentante l’Annuncio dell’Angelo a Zaccaria. I dipinti sono realizzati seguendo una divisione in scene inserite all’interno di riquadri con cornici in stucco abbellite da candelabre e putti. Gli affreschi più antichi sono collocati all’interno della zona presbiteriale: le figure allegoriche della Fede, della Speranza

e della Carità.

La volta è divisa in tre riquadri centrali rappresentanti i Santi Pietro e Paolo, l’Apoteosi del Battista, il Profeta Mosè e il Re Davide. Scendendo ai lati sono disposte le scene della vita di san Giovanni Battista: partendo dall’ingresso incontrerete sul lato destro l’Annuncio dell’Angelo a Zaccaria, la Visitazione di Maria a santa Elisabetta e la Nascita del Battista, proseguendo sul lato sinistro il Battesimo di Cristo, la Visita dei sacerdoti al Battista e il Banchetto di Erode con la danza di Salomè.

Le pareti laterali ospitano riquadri dedicati alle Opere di Carità. Infine, sull’arco trionfale si può ammirare la Predicazione del Battista che congiunge cronologicamente le storie delle pareti laterali con le scene della volta; all’interno di questa raffigurazione è stato tradizionalmente riconosciuto nel personaggio col mantello rosso e abiti seicenteschi l’autoritratto del pittore, mentre la donna seduta dietro di lui sarebbe la moglie.

Sulle imposte dell’arco del presbiterio ci sono in alto due tele con l’Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata, mentre in basso due dipinti murali ritraggono Sant’Apollonia e Santa Lucia, altre due tele all’interno del presbiterio raffigurano San Sebastiano e San Pantaleone. Sulla controfacciata il pittore dipinse i profeti Geremia ed Elia con alcune scritte che alludono alla vita del Battista. 

Nel 1905 i dipinti di Barbelli si trovavano in uno stato di forte degrado a causa dell’umidità di risalita, in particolare i riquadri con la raffigurazione delle Opere di Carità. Questi furono rimaneggiati dal pittore Eugenio Giuseppe Conti (Crema, 1842 – Milano, 1909) che dopo aver ricavato i lucidi dei dipinti di Barbelli, provvide a ridipingere le scene ammalorate. 

La pala d’altare rappresenta la Decollazione del Battista. Gli studi più recenti hanno proposto di attribuire la tela al pittore Camillo Procaccini (Parma, 1561 – Milano, 1629). Il dipinto si può datare all’inizio del Seicento, ed è quindi precedente agli affreschi di Barbelli. Di notevole bellezza è l’altare marmoreo su cui è collocata la pala, sormontato da un timpano con un bassorilievo raffigurante la Testa del Battista e l’Agnello

Nel pavimento davanti al presbiterio è ancora conservata la secentesca lapide tombale di Filippo Farra, uno dei fondatori della Compagnia della Carità.

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Informazioni

Via Matteotti, 37

Sito della Diocesi di Crema

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