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La Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta

Secondo una delle leggende sull’origine della città, riportata dagli storici cinquecenteschi, in corrispondenza dell’attuale Duomo c’era una zona più rilevata rispetto al territorio paludoso circostante, detta Dosso dell’Idolo, sul quale si trovava una chiesetta chiamata Santa Maria della Mosa, cioè della palude.

La leggenda narra che il primo insediamento urbano fu fondato da alcuni fuggiaschi che per scampare all’invasione dei Longobardi si erano nascosti nelle zone paludose e poco accessibili. Il 15 agosto 570, questi uomini si riunirono nella piccola chiesa detta della Mosa – che era appunto dedicata a Santa Maria Assunta – sotto la guida del più eminente fra loro: Cremete. Decisero di fondare una città che da lui prese il nome di Crema.

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La chiesa pre-romanica

I resti più antichi di una chiesa, che possiamo chiamare pre-romanica, sono quelli presenti sotto la terminazione delle navate meridionale e settentrionale. Allo stato attuale degli studi non è possibile dire con precisione quando sia stata costruita e ci si deve limitare a una datazione generica tra il VI e l’XI secolo.

Si trattava di una chiesa a tre navate terminanti con absidi semicircolari. Questo edificio doveva già avere sostanzialmente le stesse dimensioni di quelli successivi e questo è sorprendente considerando che la prima attestazione documentaria del toponimo di Crema risale al 1074 e che solo nel 1084 viene definita castrum. Già in precedenza, doveva dunque esistere una comunità di considerevoli dimensioni che si riconosceva nella chiesa di Santa Maria Assunta.

La chiesa romanica

Nell’ultimo quarto dell’XI secolo aumentò enormemente l’importanza di Crema, grazie all’immigrazione di famiglie nobiliari dalle città vicine, in particolare da Bergamo e Cremona.

In parallelo allo sviluppo della città, in una data imprecisabile tra l’ultimo quarto dell’XI secolo e il 1160 – data della parziale distruzione della chiesa a seguito dell’assedio del Barbarossa – fu costruito il primo Duomo romanico.
La prima menzione documentaria dell’ecclesia Sanctae Mariae de Crema risale al 1143 e fino all’erezione della diocesi, verrà sempre chiamata o ‘Santa Maria Maggiore’ o semplicemente ‘Chiesa Maggiore’.

Forse i lavori di rifacimento dell’edificio furono causati dal terremoto del 1117, in ogni caso le nuove murature andarono a impostarsi sopra le strutture precedenti, ricalcando sia la pianta che le dimensioni: dunque di nuovo tre navate terminanti in absidi semicircolari e dimensioni di circa 46 x 24 metri, dimensioni adatte alla comunità di una quasi città che tuttavia aspirava a divenire sede vescovile e quindi città a pieno titolo.

In questo periodo Crema, da un punto di vista dell’amministrazione religiosa, era divisa tra le diocesi di Piacenza, Cremona e Lodi. Nello specifico la Chiesa Maggiore dipendeva dalla diocesi di Piacenza, sebbene per brevi periodi sia stata soggetta a quella di Cremona. Dal punto di vista civile Crema lottava per affermare la propria indipendenza da Cremona, ergendosi a libero comune, ma andando progressivamente a porsi sotto la protezione di Milano.

Di questo edificio rimangono, accessibili dalla cripta, l’abside della navata meridionale con l’altare in muratura decorato da pitture murali databili alla prima metà del XII secolo. Raffigurano i piedi di alcuni personaggi, probabilmente Apostoli.

 

Il rifacimento della zona est

Tra la fine del XII e l’inizio del XIII fu rifatta la zona est della chiesa, sopraelevando il piano di calpestio fino al livello attuale e seppellendo le vecchie absidi semicircolari e gli altari. Le nuove terminazioni absidali erano piatte, secondo il modello dell’architettura cistercense. Degli interventi realizzati in questo lasso di tempo sono oggi visibili il pilastro rettangolare fra il presbiterio e il termine della navata meridionale, la muratura esterna della quinta campata della navata sud, l’arco di accesso alla cappella di San Pantaleone.

La chiesa gotica

Secondo le date forniteci dalla tradizione, il Duomo gotico, così come si presenta oggi, fu costruito fra il 1284 e il 1341, anno in cui fu terminata l’imponente facciata a vento. La gran parte della costruzione doveva però già essere conclusa tra gli ultimi anni del Duecento e i primi del Trecento come dimostrano i lacerti d’affresco databili per lo più a questi anni. Anche le sculture del portale maggiore e di quello meridionale si possono datare ai primi anni del Trecento. In questo lasso furono dunque ricostruite le tre navate nelle forme del gotico lombardo, in cui convivono gli archi a tutto sesto tra i pilastri assieme a quelli a sesto acuto che sorreggono le volte a crociera.

Le modifiche successive

Nel corso dei secoli, al variare delle esigenze liturgiche e devozionali, furono apportate numerose modifiche alla zona del coro e del presbiterio e aggiunti vari altari nelle navate laterali. Dal 1580, con l’erezione della diocesi di Crema, il Duomo ha assunto il ruolo di Cattedrale.

Fra il 1776 e il 1780 l’interno fu razionalizzato ricevendo un aspetto unitario in stile proto-neoclassico. Di questo intervento resta oggi solo la prima cappella entrando a sinistra. Fu, infatti, rimosso durante i lavori eseguiti fra il 1952 e il 1958 che hanno riportato la chiesa al presunto aspetto trecentesco. Alcune delle opere scoperte o rimosse in occasione di questi lavori sono oggi conservate al Museo Civico di Crema e del Cremasco.

Fra il 2010 e il 2014 importanti lavori di restauro hanno interessato la Cattedrale comportando anche il completo riallestimento della zona presbiteriale con la realizzazione di un nuovo ambone e di una nuova cattedra.

 

Esterno

La fronte a capanna è scompartita in tre grandi archi a tutto sesto ed esibisce una commistione di elementi romanici e gotici. Allo stile romanico risalgono il portale con archivolto a tutto sesto e sguanci strombati, i capitelli a motivi vegetali (foglie, rosette). Tipicamente gotiche sono le due finestre a cielo che inquadrano il rosone centrale in marmo bianco e rosa. A destra la bifora trilobata. A sinistra la monofora decorata con motivi a raggiera. Completano il fronte dell’edificio una loggia di 33 colonnine in marmo delimitata da due fasce di archetti pensili intrecciati e tre pinnacoli.

L’intera facciata è caratterizzata dal contrasto tra il colore caldo del cotto e il marmo bianco, ma un tempo presentava numerose pitture murali di cui oggi rimangono solo alcuni lacerti dell’intonaco preparatorio e tracce di pigmenti colorati a destra del portale principale e sul fianco sud, dove a destra dell’ingresso laterale si distinguono a fatica delle figure angeliche aureolate e un sole a raggi fiammeggianti.

L’ingresso principale della Cattedrale è costituito da un portale strombato a tutto sesto, con colonnine laterali. L’architrave, sostenuto da due telamoni, è decorato con il simbolo dell’Agnello mistico e le teste di quattro santi appena sopra, la lunetta accoglie le statue della Vergine con il Bambino tra san Giovanni Battista e san Pantaleone.

L’ingresso laterale dell’edificio è decorato dalla cosiddetta Madonna del pomo per il frutto che reca in mano.

Il campanile è contemporaneo alla costruzione della chiesa, ad eccezione del coronamento che risale al 1604.

Interno

L’interno presenta linee architettoniche essenziali: tre navate (quelle laterali di altezza minore) scandite in cinque campate da pilastri cilindrici che sostengono archi a sesto acuto. Le vele delle volte a crociera sono separate da eleganti costolonature in cotto.

Le pareti interne e la controfacciata recano alcuni frammenti degli affreschi, che originariamente dovevano ricoprirle interamente e che risalgono a campagne decorative di differenti periodi: dal XIII al XV secolo.

Entrando dal portale principale e incamminandosi lungo la navata di destra si incontra la Sacra Famiglia con i santi Giovannino, Elisabetta e Zaccaria (1520-25 circa) di Francesco Bissolo (Treviso, 1470 circa – Venezia, 1554), opera destinata in origine alla devozione privata e donata al Duomo nell’Ottocento.

La stessa campata è decorata dal Martirio di Santa Lucia di Mauro Picenardi (Crema, 1735 – Bergamo, 1809). La tela, un tempo collocata sull’altare dedicato alla santa, rappresenta il momento in cui il carnefice tenta, senza riuscirci, di trascinare la donna al martirio.

Proseguendo lungo la navata e oltrepassato l’ingresso laterale si possono incontrare i quattro teleri (tele dipinte con colori a olio di vaste proporzioni applicate direttamente a una parete) di Giovan Battista Lucini (Vaiano Cremasco, 1639 – Crema 1686) rappresentanti i Miracoli eucaristici (1685): l’Ostia trafugata, la Comunione della Beata Cadamosto, il Miracolo di Pozen, il Miracolo di Bolsena.

L’altare a destra del presbiterio è dedicato a san Pantaleone, patrono della città. Il santo visse nel IV secolo a Nicomedia, dove fu battezzato ed educato alla fede cristiana. Studiò come medico e prestò le proprie cure gratuitamente, attirandosi le invidie dei colleghi, che lo denunciarono all’imperatore Diocleziano.
Fu sottoposto a sette supplizi, l’ultimo dei quali, la decapitazione, lo portò alla morte. Sopra la volta di accesso alla cappella è situato il Martirio di San Pantaleone (1561-1585; 1790-1792) dipinto da Carlo Urbino (Crema, 1525 – 1585) e rimaneggiato da Mauro Picenardi (Crema, 1735 – Bergamo, 1809): il dipinto raccoglie alcuni dei sette supplizi a cui fu sottoposto san Pantaleone che culminano centralmente con la decapitazione. Sull’altare si trova la statua lignea di San Pantaleone (1513-28 circa): è tuttora sconosciuto il nome dello scultore che la realizzò, il santo reca in una mano il simbolo del martirio, la palma, e nell’altra porta un libro.

Sul lato sinistro della cappella si conserva la tela con i Santi Vittoriano, Pantaleone e Bellino (1779-1781 circa) di Mauro Picenardi: il santo patrono della città, vestito di rosso con un manto d’ermellino che ne richiama la professione di medico, è affiancato da altri due santi martiri, Vittoriano e Bellino.

Sul pilastro che delimita il presbiterio è posizionata una scultura rappresentante San Nazario (1475-80) attribuita a Pietro Antonio Solari (Milano, 1455 circa – Mosca, 1492), proveniente dal Duomo di Milano e donata alla Cattedrale cremasca nel 1959 da Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano, futuro papa Paolo VI.

L’abside è oggi abbellita dalla tela dell’Assunta (1530-40 circa) di Vincenzo Civerchio (Crema, 1470 circa – 1544 circa): il dipinto, rappresentante la Madonna assunta in cielo, a cui la chiesa è dedicata, fu restaurato successivamente da Mauro Picenardi (Crema, 1735 – Bergamo, 1809) che riunì le due parti in cui era stato diviso.

Sulle pareti del coro troviamo l’Annunciazione (1523) di Vincenzo Civerchio (Crema, 1470 circa – 1544 circa), la Sacra Famiglia (1520-40) di Bernardino Lanzani (San Colombano al Lambro, 1460 circa – Bobbio, 1530 circa) e l’Adorazione dei Magi di Giovan Paolo Cavagna (Bergamo, 1550 circa – 1627).

L’altare di sinistra rispetto all’abside conserva il Crocifisso Miracoloso: si tratta di una scultura databile tra il 1320-40 circa opera di uno scultore lombardo. L’effige è molto cara ai Cremaschi, perché protagonista di vari eventi prodigiosi, il primo dei quali si svolse nel 1445 durante gli scontri tra guelfi (filoveneziani) e ghibellini (filomilanesi). I soldati di questa fazione si rifugiarono in chiesa per scaldarsi e accesero un fuoco dove gettarono il Crocifisso. Secondo la tradizione la scultura ritrasse le gambe per evitare le fiamme conservando tuttora questa postura. Successivamente al Crocifisso furono attribuiti altri miracoli, tra cui la cessazione delle piogge (1708) e l’assenza di vittime a seguito dell’incendio di una polveriera (1780).

Sotto il presbiterio, nella cripta, si conservano i resti delle chiese precedenti. In questo ambiente è collocato un Compianto ligneo (1440-50 circa) proveniente dal santuario di Santa Maria del Marzale di Ripalta Vecchia. L’opera è attribuita alla bottega di Urbanino da Surso (Pavia?, 1380 circa – Pavia, 1461 circa). L’altare ospita l’immagine della Madonna del Popolo (1776-1780), realizzata da Mauro Picenardi (Crema, 1735 – Bergamo, 1809).

Incamminandosi lungo la navata di sinistra si incontrano le due sacrestie, la sacrestia vecchia, piuttosto spoglia e caratterizzata dalle volte a sesto acuto, e la sacrestia capitolare, dove sono conservate quattro tele di Giovanni Brunelli (Verona, 1644/46 – Crema, 1722) con episodi della Vita della Vergine e l’Istruzione della Vergine di Bernardino Lanzani (San Colombano al Lambro, 1460 circa – Bobbio (?), 1530 circa).

Proseguendo si può ammirare la scultura della Vergine Maria, opera lignea di scultore lombardo di epoca cinquecentesca, che ancora conserva gli originali colori.

Sopra l’ingresso laterale di sinistra è possibile ammirare la preziosa tela rappresentante Cristo appare a San Marco in carcere (1638-42) di mano di Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642), il quadro rimase incompiuto alla morte dell’artista e fu portato a Crema solo nel 1666.

Poco oltre campeggia la tavola con i Santi Sebastiano, Rocco e Cristoforo (1519) opera firmata di Vincenzo Civerchio (Crema, 1470 circa – 1544 circa).

L’ultima campata che si incontra è la cappella della Madonna della Misericordia, dove sono state lasciate le decorazioni marmoree settecentesche che richiamano quello che doveva essere l’aspetto dell’intera Cattedrale prima dei restauri di metà Novecento.

L’altare è decorato dall’immagine miracolosa della Madonna della Misericordia, fortemente rimaneggiata nel corso dei secoli. L’opera risale al XIV secolo e dal Cinquecento, a seguito della guarigione di un uomo, divenne oggetto di devozione.

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