Rivolta d’Adda si trova a circa 23 Km da Crema, in direzione Milano.
Storicamente non ha mai fatto parte del territorio cremasco, bensì della Gera d’Adda: dialetto, arte e tradizioni culinarie sono completamente diverse da quelle della città in riva al Serio.
Una gita a questo borgo che conserva importantissimi monumenti medievali e dipinti rinascimentali, consente di fare viaggio in un ‘altro mondo’, spostandosi solo di pochi chilometri.
Anche se oggi non esiste più la rocca e sopravvivono solo piccole porzioni delle mura, all’interno della loro cerchia le strade e gli isolati hanno mantenuto gli ingombri del borgo medievale. Le quattro porte, situate in direzione dei punti cardinali, sono inglobate in altri edifici o segnate da pilastri ottocenteschi, ma percorrendo le vie che partono da esse, si giunge sempre in piazza Vittorio Emanuele II, il cuore del borgo: al centro è occupata dalla chiesa romanica dei Santi Maria e Sigismondo, sui lati prospettano vari edifici, civili e religiosi, risalenti al quattrocento.
Il territorio fu abitato fin dall’antichità come testimonia il ‘tesoretto di Rivolta d’Adda’, un vaso contenente 115 dracme galliche databili tra il 150-100 a.C. circa. Le monete d’argento furono coniate in prevalenza nella zona oggi corrispondente al Piemonte orientale e alla Lombardia occidentale abitate dai Celti insubri. Solo una risulta appartenente ai Celti cenomani che abitavano l’attuale Lombardia orientale e il Veneto. Il ‘vaso a trottola’ fu scoperto casualmente nel 1975 durante lavori edilizi. Attualmente il tesoretto è esposto al Museo Civico di Crema e del Cremasco.
Durante l’epoca romana, il territorio di Rivolta d’Adda fece parte dell’ager bergamasco, come si deduce dall’andamento della centuriazione, cioè la suddivisione del territorio rurale secondo direttrici parallele e ortogonali.
Il primo documento che riporta il toponimo ‘Rivolta’ è datato 1090. Il nome deriva dalle parole ‘ripa’ (riva) e ‘alta’, ed è comune a molte località ubicate sulle rive dei fiumi. Dopo l’Unità d’Italia, per distinguerla dagli altri abitati omonimi, fu aggiunto il nome del fiume Adda. Nei documenti medievali, invece, era nota come ‘Ripalta Sicca’. Per quanto riguarda l’amministrazione ecclesiastica, il territorio apparteneva alla diocesi di Cremona e dipendeva dalla pieve di Arzago. Per quanto riguarda l’amministrazione civile, invece, faceva parte della Gera d’Adda, il territorio a est del fiume da cui prende il nome, rimasto per lo più sotto l’influenza milanese. Fu l’imperatore Federico I Barbarossa, dopo la pace di Costanza del 1186, ad assegnare Rivolta d’Adda alla giurisdizione di Milano. Nel Trecento e all’inizio del Quattrocento il contado di Rivolta appartenne prima ai Visconti e poi agli Sforza.
Durante il Quattrocento e il Cinquecento la Gera d’Adda fu disputata fra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia che coinvolsero nella guerra le principali potenze europee. Fra il 1423 e la pace di Lodi del 1454, che assicurò il dominio Sforzesco, il territorio passò di mano più volte. Un ultimo decennio di dominazione veneziana si ebbe tra il 1499 e il 1509. Dopo, a seguito della sconfitta subita nella battaglia di Agnadello (1509), Venezia non fu più in grado di minacciare la Gera d’Adda che da allora seguì le vicende politiche milanesi.
Per due brevi periodi la Gera d’Adda fu anche aggregata al territorio lodigiano: dal 1786 al 1791, quando appartenne alla provincia di Lodi della Lombardia austriaca, e, a seguito della conquista napoleonica (1797), quando fu parte del dipartimento dell’Adda della Repubblica Cisalpina. Dopo il Congresso di Vienna (1815), Rivolta d’Adda fu unita alla provincia di Lodi e Crema. Con l’annessione al Regno di Sardegna prima (1859) e d’Italia poi (1861) fu definitivamente aggregata alla provincia di Cremona.