S. Benedetto

Tutti i luoghi

La chiesa del Borgo inglobata nella cerchia muraria

La chiesa di San Benedetto si trova nella zona orientale della città. Originariamente ubicata in uno dei tre borghi esterni, è stata poi inglobata dalla nuova cerchia muraria eretta durante la dominazione veneta (1488-1509). Originariamente fu intitolata a Sant’Andrea, secondo l’uso antico di dedicare le chiese nelle periferie delle città agli apostoli.

Nel 1097 la chiesa venne donata all’abbazia di Montecassino da Enrico II dei conti Giselbertini di Bergamo e da sua moglie Belisia, i decenni successivi furono accompagnati da un progressivo allargarsi delle proprietà del monastero che rimase di giurisdizione benedettina fino al 1464.

In concomitanza all’inizio della dominazione veneta in città (1449) il monastero iniziò un periodo di lento declino, caratterizzato da dissesti finanziari e mancanza di cura delle anime dovuti in larga parte al sistema di commende in base al quale l’abbazia di Monteccassino percepiva delle cospicue rendite dal monastero cremasco.

Con una bolla papale del 1519 la chiesa fu affidata alla Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, da cui fu amministrata fino al 1771. Essi si fecero promotori del rinnovamento della chiesa, affidato fra il 1622 e il 1625 a Francesco Maria Richini (Milano, 1584-1658). Il celebre architetto milanese ripensò l’intero edificio in senso barocco, ma, secondo i dettami di Federico Borromeo, mantenne parte delle murature medievali in segno di continuità del culto, come testimoniano alcune murature nella cappella iemale (addossata al fianco sud). Procedette quindi ad ampliare la parte absidale, l’aula e a realizzare una nuova monumentale facciata a doppio ordine.

L’esterno dell’edificio è dominato, infatti, dall’imponente facciata elegantemente divisa in due ordini che si conclude con un timpano superiore. Il partito inferiore è ritmato da pilastri, lesene e due colonne di ordine ionico che incorniciano il portone centrale; sopra i due ingressi laterali lo spazio è completato da due nicchie vuote.

Il secondo livello è incorniciato lateralmente da due volute e ai lati del finestrone centrale si ripetono simmetricamente una semicolonna di ordine corinzio, una nicchia vuota e una doppia lesena. Il tutto è completato da elementi decorativi quali cornici, foglie d’acanto e festoni.

Ciò che colpisce entrando in chiesa è la grandiosità e la ricchezza degli stucchi. L’interno si presenta a navata unica, con volta a botte decorata con stucchi, dorature e finti marmi, su cui si affacciano quattro cappelle laterali distribuite simmetricamente.

Entrando a destra si trova la cappella di san Sebastiano.

La pala d’altare risale alla precedente chiesa. É opera dell’artista Aurelio Gatti (Cremona, 1556 – Piacenza, 1602) e rappresenta il Martirio di san Sebastiano (1585 circa) dove in una scena molto affollata spicca il santo legato alla colonna. Dello stesso Gatti nella chiesa sono conservate altre due tele – oggi sopra le porte laterali della controfacciata – raffiguranti San Lorenzo e le Sante Lucia e Liberata con il donatore.

Le decorazioni di questa cappella furono affidate a Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinato, 1656), che lasciò la data 1640.

L’artista rappresentò, tramite un complesso programma fatto di affreschi, tele e stucchi, le scene della vita del santo martire a cui è dedicato il sacello.

La seconda cappella a destra è dedicata ai santi Agostino e Andrea. La pala d’altare originaria è andata perduta, oggi al suo posto vi è una statua raffigurante San Giuseppe. Per la decorazione fu chiamato il pittore Tommaso Pombioli (Crema, 1579 – 1636 circa) che vi lavorò intorno al 1634 realizzando le tele laterali che rappresentano il Miracolo di san Biagio e Sant’Ubaldo che scaccia i demoni. La decorazione ad affresco fu affidata a Giovan Battista Botticchio (Crema, 1619-1666) che vi lavorò nel 1648 ed è dedicata ai due santi a cui è intitolata la cappella. Lo stesso pittore fu incaricato di realizzare il dipinto con la Crocifissione di san Benedetto in fondo al coro.

Sul lato sinistro si incontra la cappella del Santissimo Sacramento, al centro della quale è conservata la tela di Carlo Urbino (Crema, 1525 circa – 1585) rappresentante un Trono di grazia nella quale il Padre Eterno sorregge e mostra ai fedeli il proprio figlio alla presenza delle schiere celesti. La pala doveva essere collocata in origine sull’antico altare del Santissimo Sacramento e mantenne tale funzione a seguito dei lavori per la nuova chiesa. Gian Giacomo Barbelli fu chiamato per completare la decorazione del sacello con un programma iconografico legato al tema eucaristico: sulla parete laterale di sinistra una tela con Elia e l’angelo, a destra un’Ultima Cena, nella voltina Due angeli con l’ostensorio, il Banchetto pasquale degli ebrei e la Raccolta della manna.

La seconda cappella a sinistra è dedicata alla Beata Vergine. Sull’altare si trova una statua della Madonna col Bambino, mentre l’intera decorazione ad affresco e stucchi con le Storie della Vergine fu realizzata da Barbelli nel 1636 (la data è segnata a graffio su una lesena).

Il presbiterio e il coro sono anch’essi riccamente decorati con opere d’arte di grande pregio. Da notare le tre grandi tele, opera del veronese Martino Cignaroli (Verona, 1649 circa – Torino, 1726), che celebravano l’Ordine dei Canonici Lateranensi: San Patrizio diffonde il Cristianesimo, Il martirio di sant’Andrea, Sant’Ubaldo guarisce gli ossessi. Allo stesso autore sono attribuiti due dipinti di piccolo formato rappresentanti Sant’Agostino e un Episodio miracoloso.

Completa la decorazione del coro una tela con San Guarino distribuisce l’elemosina dell’ancora poco noto pittore Francesco Pozzo, posta sopra l’organo del Serassi.

Vedi mappa

Informazioni

Piazza Garibaldi, 57

Sito della Diocesi di Crema

Orari soggetti a restrizioni

Visite vietate durante le funzioni