S. Giacomo

Eretta a metà del sec. XIV dove sorgeva lo “xenodochium”, l’oratorio dell’ospizio dei pellegrini della Pieve. La dedicazione a San Giacomo passò alla nuova chiesa assicurando una continuità con l’antico albergo che continuò a funzionare almeno fino al 1361. Da questo momento fino a tre anni venne gestita dai Canonici agostiniani di San Cataldo di Cremona.

L’atteggiamento di ostilità dei piani alti nei confronti di questa realtà multiforme e dinamica ne sancì presto la fine: l’arciprete Cropello e il suo entourage persuasero le autorità sospendere l’esperimento e nel 1364 la chiesa ritornava a dipendere dalla pieve di Soncino, con l’estromissione dei canonici di San Cataldo non prima del completamento dei lavori di costruzione del campanile eptagonale, probabilmente unica in Italia. È convinzione unanime che i setti lati, rappresentino i Sacramenti.

L’edificazione della chiesa conobbe nuovo impulso nel XV secolo, dopo che nel 1428 era stata concessa ai Domenicani (1428-1798) che costruirono, su progetto di padre Maffeo Caleppio, l’attiguo complesso conventuale di San Giacomo con il chiostro ancora esistente: questo si presenta con archi a sesto acuto, poggianti su tozze colonne dai capitelli cubici e si sviluppa su tre lati, essendo quello meridionale chiuso da un semplice muro verso la strada; dal chiostro una scala porta agli ambienti superiori dov’erano collocate le celle dei frati.

La chiesa invece raggiunse la conformazione attuale tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, quando si aprirono le cappelle laterali, si inglobarono le colonne in granito che dividevano le navate e si rese la facciata conforme al rinnovato gusto secentesco con l’apertura di una elegante serliana dal profilo barocco. II priore G. B. Agnelli da Soncino benedisse la prima pietra per la copertura delle colonne di marmo il 25 febbraio 1626.

Con la soppressione del convento in età napoleonica (1798) iniziò il lungo periodo di decadenza che fece ritornare la chiesa sotto l’ala della pieve di Santa Maria Assunta di Soncino.

Come già detto, l’interno si presenta ora con forme barocche per gli interventi succedutisi nel Seicento. L’originaria struttura gotica è soltanto intuibile nella leggerezza dei pilastri e negli archi ogivali delle navate laterali. Il predominante aspetto barocco nell’insieme si deve soprattutto alla vasta decorazione a fresco realizzata nel 1696 dal pittore quadraturista cremonese Giuseppe Natali.

Nella chiesa ci sono sei cappelle. Partendo da destra troviamo la Cappella della Beata Vergine dello Spasimo. In questa è particolarmente importante il gruppo scultoreo in cotto, raffigurante il Compianto su Cristo Morto, un tempo conservato nella cripta. Sulla parete di sinistra vi è un affresco raffigurante l’Addolorata, cioè la Madonna trafitta da una spada simboleggiante il dolore per il Figlio morto che regge sulle gambe. L’affresco è una delle poche tracce ancora visibili della più antica decorazione della chiesa, databile attorno al 1470.

La seconda cappella è dedicata a San Giacomo: un’ancona con statua lignea moderna (1917) del santo titolare. La mensa dell’altare poggia su due mensole in marmo in forma di teste di angeli di gusto barocco e di buona fattura.

La terza cappella, dedicata a San Tommaso d’Aquino, venne restaurata nel 1767 per generosità di Apollonia Bigotti, madre del priore, che donò la bella ancora marmorea. Vi è collocata una tela col Cristo in Passione di Francesco Carminati, pittore manierista attivo a Soncino nel quarto decennio del Cinquecento. Lungo le pareti laterali troviamo due dipinti raffiguranti San Nicola e San Pietro Martire.

La quarta cappella è dedicata a San Vincenzo Ferrer. Nella cornice neoclassica in stucco è inserita una tela del pittore bresciano Antonio Dusi (1725-1776); il quadro rappresenta San Vincenzo Ferrer che risuscita il figlio fatto a pezzi da una madre lunatica. Datato 1765, il dipinto rivela una raffinata eleganza nelle scelte cromatiche intonate alle nuances fredde, gusto tipico dell’ambiente milanese dei Carloni.

La quinta cappella è dedicata a San Antonino da Firenze. Intorno al 1590 venne arricchita di una grande pala di placido realismo, la Madonna col Bambino in gloria coi santi Giacomo, Francesco e Antonino.

La sesta cappella è dedicata ai Re Magi, ma per un periodo nel secolo XVI vi si sostituì il culto dell’Assunta, il cui dipinto è ora spostato nella quarta cappella. Attualmente nella cappella trova posto un confessionale in stile settecentesco.

In fondo alla navata centrale si possono ammirare due affreschi raffiguranti una Crocifissione ed una Madonna in trono risalenti rispettivamente al 1450 e 1460. Vi si possono intravedere chiari influssi bembeschi, unici ed importanti lacerti della più antica decorazione pittorica della chiesa. Presso il pilastro è stata ricomposta una pila dell’acquasanta riutilizzando un telamone probabilmente appartenente all’originaria fase romanica della decorazione scultorea della facciata.

Per una porta in marmi intarsiati del 1733 si scende verso la Cripta detta di Santa Corona, costruita poco dopo il 1470. All’interno si trovano due affreschi: l’Assunzione e Incoronazione della vergine e l’incontro di Cristo con la Madre, rispettivamente del Sei e del Settecento, mentre nelle lunette sotto la volta sono inserite sette scene della Passione di Cristo.

Beni notevoli contenuti nella chiesa: reliquia della Sacra Spina, Compianto su Cristo morto in terracotta (sec. XV), vetrate di Fra Ambrosino da Tormoli (1492), coro ligneo (1507-1508), tele di G. Cossali, B. Campi, F. Carminati, G. Calvi il Coronaro, A. Gatti il Sojaro, e affreschi della scuola dei Campi.

Peculiarità architettonica della Chiesa è la torre ottagonale, pendente a causa del terremoto del 1802.

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Fotografie per gentile concessione dell’Amministrazione Comunale di Soncino e realizzate da Francesco Premoli

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