L’Antiquarium

Tutti i luoghi

L'Antiquarium e la Pieve di Palazzo Pignano

A Palazzo Pignano si trova il più importante sito archeologico del territorio cremasco: una villa romana tardoantica.

L’abitato sorse su un lembo di terra fra il bacino palustre del Moso a est e la valle fluviale dell’Adda a ovest. Era posto lungo una strada – diramazione di quella che collegava Brescia e Lodi Vecchio – che proseguendo attraverso Pandino e Melegnano, giungeva fino a Milano. In epoca romana questa zona apparteneva all’ager bergomensis, cioè al territorio facente capo a Bergamo come si deduce dall’andamento della centuriazione, vale a dire la suddivisione del territorio rurale secondo direttrici parallele e ortogonali.

Le prime tracce di edifici rurali in quest’area risalgono al I-II secolo d.C. Alla metà del III secolo si data una struttura ancora oggi visibile: si tratta di un vano dotato di un sistema di riscaldamento usato come essiccatoio o affumicatoio per cereali, legumi, carni e formaggi. Le due fasi edilizie più importanti del complesso sono però più tarde e si collocano nel secondo quarto del IV secolo (cioè, tra il 325 e il 350 circa) e nella prima metà del V secolo (cioè, fra il 400 e il 450) quando l’edificio fu quasi completamente ricostruito. La grande villa, che fungeva sia da azienda agricola che da lussuosa residenza di campagna, non è stata indagata completamente: ne sono state scavate infatti due parti, una più vicina alla chiesa (verso ovest) e una più lontana (verso est).

Quella a ovest è formata da numerose stanze dalle forme originali (cerchi, semicerchi, esagoni ecc.) poste intorno a un giardino ottagonale circondato da un portico chiamato peristilio. Quella a est è una grande sala absidata, preceduta da un vano d’accesso. Era l’ambiente di rappresentanza del proprietario.

La villa aveva pavimenti con mosaici colorati, pareti dipinte con vari colori, riscaldamento ad aria calda e vetri alle finestre, mentre il grande giardino ottagonale era probabilmente decorato con statue in marmo. I reperti provenienti dallo scavo sono conservati nel locale Antiquarium e nel Museo Civico di Crema e del Cremasco.

Non sappiamo chi furono i proprietari della villa, però nel 1651 lo storico piacentino Pier Maria Campi riporta la tradizione secondo cui i ricchi Piniano Valerio Severo e la moglie Melania Valeria Massima, vissuti tra IV e V secolo, donarono i loro possedimenti alla chiesa. Di qui la tradizione, non suffragata da alcun documento, secondo cui Piniano sarebbe stato il proprietario della villa e avrebbe dato il suo nome all’abitato.

Attorno al 350 d.C. a ovest della villa fu costruito un edificio circolare, detto la ‘Rotonda’ probabilmente concepito fin dall’origine come luogo di culto cristiano. I resti sono oggi visibili a fianco della pieve romanica e al suo interno. Nella prima metà del V secolo, alla ‘Rotonda’ furono aggiunti un avancorpo rettilineo preceduto da un porticato, un fonte battesimale e un synthronon, cioè un sedile semicircolare in muratura addossato all’abside riservato agli ecclesiastici. Nei secoli successivi la villa fu abbandonata.

Attorno all’870-900 circa dovette progressivamente ricostituirsi un abitato attorno alla pieve, che divenne proprietà della diocesi di Piacenza. L’esistenza di Palazzo Pignano è documentata a partire dall’anno 1000, mentre la titolazione della pieve a San Martino è attestata per la prima volta nel 1015 e risale probabilmente all’epoca carolingia (VIII-IX secolo).

L’edificio attuale fu costruito attorno al 1125-1150 prendendo a modello la cattedrale di Piacenza conclusa nel 1122. La facciata riprende, infatti, in maniera semplificata, il protiro sovrapposto con rosone.

All’interno è ospitato un Compianto composto da otto statue in terracotta raffiguranti: Cristo morto, Giuseppe d’Arimatea, San Giovanni evangelista, (Maria) Salome, Maria di Nazareth (Beata Vergine Maria), Maria di Cleofa, Maria di Màgdala (Maddalena) e Nicodemo. La scena rappresenta il momento in cui il corpo di Gesù è appena stato deposto dalla croce e sta per essere posto nel sepolcro.

Il gruppo, opera dello scultore Agostino de Fondulis (Crema, 1460 circa – 1521 circa), fu realizzato tra il 1510 e il 1511 circa per la chiesa di Santa Maddalena e Santo Spirito a Crema. Fu trasferito qui tra il 1805 e il 1812 dalla famiglia Vimercati Sanseverino che aveva acquistato la chiesa cremasca dopo le soppressioni napoleoniche.

Di notevole qualità sono inoltre le due tele raffiguranti La cattura di san Rocco e La morte di san Rocco in carcere (1620-30 circa) opera del pittore cremasco Bernardino Fusario.

Vedi mappa

Informazioni

Via G. Materna, 1

Palazzo Pignano (CR)

Orari soggetti a restrizioni