L'alloggio di Garibaldi
Le prime notizie riguardo agli edifici presenti in questa zona risalgono al 1422, quando Giovan Tommaso Vimercati nel suo testamento decise di lasciare la sua casa all’ordine dei frati agostiniani affinché vi costruissero una chiesa e un convento. Egli desiderava in questo modo espiare le colpe del nonno Latino e del padre Giovanni che avevano praticato il prestito ad usura, allora ritenuto un grave peccato. Dopo varie vicende legate all’eredità di Giovan Tommaso, gli agostiniani nel 1439 intrapresero l’erezione della chiesa e del convento, non sul terreno lasciato loro dal Vimercati ma nel luogo dove ancora oggi si trova il Centro culturale Sant’Agostino. Il cambio di luogo fu dovuto anche alle proteste dei padri predicatori che non vollero la costruzione di un convento così vicino alla loro chiesa di San Domenico.
Non conosciamo le successive vicende di questo complesso di edifici fino al 1526, quando passò sotto la proprietà dei Griffoni Sant’Angelo, famiglia originaria di Sant’Angelo in Vado che si era trasferita a Crema nel 1459.
Nel 1526 vi si tenne una pantagruelica cena dettagliatamente documentata da Pietro Terni nella sua Historia di Crema, resa celebre per il numero straordinario di portate (ben oltre il migliaio) offerta dal condottiero Malatesta IV Baglioni (Perugia, 1491 – Bettona, 1531) alloggiato presso i Griffoni Sant’Angelo.
Nel 1619 il conte Ferdinando Scotti di Piacenza entrò in possesso del palazzo dopo aver sposato Leonarda Griffoni Sant’Angelo. Ultimo discendente della famiglia fu Paolo Scotti che morì nel 1774.
Da allora il palazzo cessò di essere una dimora nobiliare e nel 1815 è documentato come osteria di proprietà di un certo Giacomo Gervasoni. Successivamente fu trasformato nell’Albergo del Pozzo Nuovo da Pietro Antonio Rampazzini e dal 1843 divenne sede della compagnia di diligenze che collegava Crema con Milano e Lodi.
Nel 1863 Vincenzo Folcioni divenne proprietario dell’albergo e della compagnia di trasporti. Estimatore e collezionista d’arte, nel 1866 commissionò ai pittori Eugenio Malfassi e Luigi Manini la decorazione dello scalone dell’albergo, oggi non più conservata. Morì nel 1883.
L’albergo rimase aperto fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale e nel 1917 Carolina Luchini, vedova dell’ultimo proprietario, lo vendette al conte Fortunato Marazzi che ripristinò l’originaria funzione di palazzo residenziale. Egli fu deputato alla Camera e senatore del Regno. Morì nel 1921 lasciando il palazzo ai suoi eredi che tuttora vi abitano. È ricordato da una lapide marmorea posta nel 1922 sull’angolo del palazzo delimitato dalle vie Lucini e Marazzi.
Fra gli ospiti illustri dell’albergo vi fu Giuseppe Garibaldi nel 1861, mentre nel 1924 il conte Marazzi ospitò nel palazzo il futuro “re di maggio” Umberto II di Savoia (Racconigi, 1904 – Ginevra, 1983).
Attualmente il palazzo presenta un aspetto molto sobrio ed elegante, soprattutto per quel che riguarda la fronte su via Marazzi e il lato meridionale. L’ingresso principale si apre su via XX Settembre e ha un aspetto molto dimesso.
L’interno è incentrato su un grande cortile rettangolare che prevede due lati porticati, quello settentrionale e quello meridionale. I portici sono delimitati da cinque archi a tutto sesto su cui si impostano degli altri archi che contornano le bifore del primo piano. L’aspetto di queste pareti risale probabilmente alla ristrutturazione di inizio Novecento.
Sulla parete occidentale del cortile corre un lungo balcone che collega i lati settentrionale e meridionale del cortile. È sorretto da mensoloni in pietra e ornato da una balaustra dello stesso materiale scandita da moduli di sei colonnine e due semicolonnine. La parete meridionale prevede quattro grandi porte-finestre delimitate da balaustrine e da una piccola apertura ellissoidale. Tutte le pareti del cortile sono ricoperte da piante rampicanti che conferiscono una nota pittoresca al luogo. Il soffitto dei due porticati è costituito da travi lignee.
Il palazzo si compone di due piani, quello superiore è raggiungibile attraverso uno scalone a due rampe con balaustra in pietra. Il soffitto di questo ambiente è ornato da pitture di primo Novecento con gli stemmi delle famiglie che possedettero il palazzo.
Informazioni
Via Marazzi, 14
Residenza privata