Palazzo Barbàra

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Palazzo Vimercati Zurla Barbàra

Il palazzo si mostra oggi in forme sei-settecentesche, esito dei restauri promossi dalla famiglia Zurla a partire dalla fine del XVII secolo. La fondazione dell’edificio risale però al Quattrocento ed è da riferire alla famiglia Vimercati documentata a partire dal 1433: resti della primitiva costruzione sono visibili sia in facciata, dove è stata liberata una porzione di muratura con un frammento di stipite del XV secolo, sia nel cortile interno, dove le quattro arcate del portico sono ornate con formelle in terracotta che, seppur molto integrate, presentano doppi meandri con rosette nei sottarchi,

fregi con delfini nelle ghiere e scudi in corrispondenza delle chiavi d’arco; decorazioni fittili tipiche della produzione di Agostino de Fondulis (Crema, 1460 circa – 1521 circa).

Anche gli interni custodivano fino al secolo scorso testimonianze del tardo Quattrocento: dalle sale del piano nobile proviene infatti una serie di novantotto tavolette da soffitto, dipinte a tempera con busti maschili e femminili e motivi araldici, venduta nel 1947 e attualmente esposta presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano.

Lo sviluppo lineare della facciata viene assecondato sia dalle strutture architettoniche sia dall’apparato decorativo. Quest’ultimo è limitato alle finestre. Al pianterreno le aperture sono impreziosite da un delicato ornamento a volute, che si fa invece più ricco e accentuato al piano superiore. Qui il decoro delle finestre diventa ben vigoroso e strutturato, con l’aggiunta di modanature più marcate, protomi umane che guardano in basso e cimase mistilinee dal forte plasticismo. Il maggiore aggetto dell’ornamentazione al piano superiore aveva infatti lo scopo di favorirne la visibilità dalla strada.

Nel 1816 il palazzo passò alla famiglia Bottesini da cui nacque il celebre musicista Giovanni (Crema, 1821 – Parma, 1889). Contrabbassista e compositore di fama internazionale, ottenne incarichi prestigiosi come direttore d’orchestra a Parigi e poi a Londra. La sua prima opera fu il Colón en Cuba, rappresentato a L’Avana nel 1848, la più famosa Ero e Leandro, allestita a Torino nel 1879. Nel 1854 diresse la prima esecuzione dell’Inno Nazionale Messicano e nel 1871 la prima rappresentazione dell’Aida di Giuseppe Verdi al Cairo. Poco prima di morire venne proposto come direttore del conservatorio di Parma da Verdi stesso. Passò alla storia come ‘il Paganini del contrabbasso’.

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Informazioni

Via Civerchi, 3

Residenza privata