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Crema è una città ricca di cultura e luoghi della fede. In passato contava moltissimi conventi sia femminili che maschili, poi soppressi e caduti in disuso. Oggi ne rimangono tre visitabili: l’ex-convento di Sant’Agostino che oggi ospita il museo cittadino, l’ex-convento di San Domenico all’interno del quale oggi si trova il teatro e infine l’ex convento di Santa Maria Mater Domini, conosciuto come ex-Stalloni perché era stato trasformato in allevamento di cavalli per l’esercito.

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Il nostro percorso parte dall’ex convento di Sant’Agostino che ospita il centro culturale omonimo, del quale fa parte il museo cittadino e vari spazi che durante l’anno accolgono moltissime iniziative culturali, tra le quali mostre, eventi, spettacoli e concerti. Il convento fu costruito grazie al lascito testamentario (1422) di Gian Tommaso Vimercati. L’uomo aveva previsto la donazione di alcune abitazioni per la costruzione di una chiesa dedicata all’Annunciazione e del relativo cenobio di Padri Eremitani dell’Ordine di Sant’Agostino, per espiare le colpe della propria famiglia, nota per praticare l’usura. Dopo una serie di vicissitudini l’edificazione del complesso fu cominciata,  grazie al beato Giovanni Rocco da Pavia, solo nel 1439, non negli spazi che originariamente erano stati destinati a questo uso, ma nei luoghi dove tuttora si trova. La chiesa fu conclusa nel 1466, mentre il convento risulta concluso nel 1495. Nel 1507 Giovan Pietro da Cemmo (1450 circa – 1510 circa) lasciò la data sugli affreschi realizzati nel refettorio. La chiesa del convento fu poi demolita nel 1642 per lasciare posto alla nuova costruzione progettata dall’architetto Francesco Maria Richini (Milano, 1584 – 1658). Nel 1797, in epoca napoleonica, il convento fu soppresso e nel 1830 circa la chiesa demolita. Da questo momento il complesso conobbe un periodo di decadenza: fu trasformato in caserma e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha ospitato alcune famiglie di sfollati. Solo nel 1959 il Comune acquistò l’edificio e nello stesso anno fu istituito il Museo Civico di Crema e del Cremasco. Il Centro Culturale Sant’Agostino inaugurò ufficialmente il 21 maggio 1960, dopo lavori di restauro dell’edificio.

Godetevi un momento di relax nei chiostri del convento. Nel primo si può vedere la porta che conduceva alla sala capitolare, che oggi ospita la sezione di arte del Novecento, ornata da modanature in cotto. In fondo al secondo chiostro potrete raggiungere l’ex-refettorio. Oggi la sala prende il nome del pittore che l’affrescò: Giovan Pietro da Cemmo. Era la sala destinata a ospitare i frati durante i pasti quotidiani. Sulle pareti corte si conservano gli affreschi rappresentanti l’Ultima Cena (della quale è esposta anche la sinopia, ossia il disegno preparatorio) e la Crocifissione. Le pareti lunghe sono invece decorate dalle lunette con i ritratti di illustri frati agostiniani. La prima lunetta sulla destra (entrando nella sala) rappresenta il beato Giovanni Rocco da Pavia, fondatore del monastero. Nel fregio sottostante l’Ultima Cena, copia del dipinto di Leonardo da Vinci a Milano, è possibile scorgere la data 1507, in cui gli affreschi furono ultimati.

Ritornando sui vostri passi nel chiostro troverete un ampio scalone che porta all’attuale sala Cremonesi, ricavata nell’originaria biblioteca conventuale. Il soffitto è decorato con tavolette lignee raffiguranti santi agostiniani (le più antiche) e altre rappresentanti simboli, probabilmente successive poste in loco per sostituire quelle danneggiate.

Uscendo dal complesso del Centro Culturale Sant’Agostino è possibile raggiungere l’ex-convento di San Domenico. Oggi il complesso ospita il teatro cittadino la civica scuola di musica. Anche questi spazi interni ospitano mostre, concerti e conferenze.

L’originaria fondazione di un convento domenicano a Crema, secondo le fonti, risalirebbe al 1332, quando la famiglia De Mendoli avrebbe donato a padre Venturino da Bergamo (appartenente all’ordine dei predicatori) una piccola chiesa dedicata a San Pietro Martire per fondarvi un convento. Probabilmente la presenza di frati domenicani a Crema era, però, precedente. A inizio Quattrocento il convento, disabitato, fu occupato dai frati agostiniani e solo nel 1457 i domenicani ne rientrarono in possesso. L’ampliamento del complesso dovrebbe essere avvenuto tra 1463 e il 1471. Nel 1614 divenne sede del Tribunale dell’Inquisizione. In epoca napoleonica il cenobio fu confiscato, venduti i beni e trasformato in caserma. Le vicende successive sembrano ricalcare quelle del convento agostiniano, infatti il complesso del San Domenico fu trasformato in mercato, ospedale militare, cinema-teatro e scuola. Solo nel 1999, a seguito dei restauri, la chiesa venne trasformata nel Teatro cittadino e gli spazi del complesso sfruttati per eventi culturali.

Sostanzialmente il complesso è composto dall’ex-chiesa e da due chiostri intorno ai quali sono organizzati i vari ambienti interni. Da piazza Trento e Trieste è possibile ammirare la facciata a capanna della chiesa. La facciata è divisa verticalmente in tre parti da lesene . Nello spazio inferiore si trovano tre portali, mentre nella zona alta si aprono due bifore simmetriche. Nella zona centrale corre una galleria di archetti, sovrastata da un ampio rosone, ai cui lati si aprono altri due archetti e sopra il quale campeggia una monofora. La sommità della facciata è abbellita da una galleria di archetti ciechi, che richiama lo stesso motivo presente nella facciata del Duomo. L’interno dell’ex-chiesa (oggi adibito a teatro) è ad aula unica. Lateralmente si scorgono ancora le antiche cappelle in corrispondenza delle quali sul soffitto si trovano degli archi che ancora recano segni delle antiche pitture. Anche la parte dell’antico presbiterio conserva lacerti di affreschi, così come gli spazi adibiti a spogliatoi e camerini. Una serie consistente di affreschi è stata rinvenuta anche nell’attuale foyer, un tempo refettorio conventuale, dove si può ammirare ciò che rimane di alcuni tondi con frati domenicani, di una Cena di san Domenico e di un’Annunciazione. La struttura interna appare molto modificata rispetto all’origine seppure nei chiostri si conservino ancora degli archi originali a sesto acuto e a tutto sesto. Nei corridoi del teatro è possibile ammirare i cartoni preparatori dei dipinti che Angelo Bacchetta (Crema, 1841-1920) e Luigi Manini (Crema, 1848 – Brescia, 1936) realizzarono per il Teatro Sociale, distrutto durante un incendio nel 1937.

Spostandovi verso l’attuale mercato coperto di via Verdi, potrete raggiungere l’ex-convento di Santa Maria Mater Domini.

Il monastero fu fondato nel 1490 per ospitare l’ordine cremasco delle benedettine, il quale inizialmente aveva la sua sede vicino alla chiesa di San Giacomo e successivamente si trasferì vicino alla chiesa della Santissima Trinità. Il terzo e ultimo spostamento avvenne con la costruzione del nuovo convento intorno al 1519, a seguito del passaggio delle monache dall’ordine benedettino all’ordine domenicano. Il convento rimase in funzione fino alle soppressioni napoleoniche di fine Settecento. Anche in questo caso l’edificio fu trasformato in una struttura militare, come caserma di cavalleria. A partire dal 1817 ospitò l’Imperial Regio Dipartimento degli Stalloni, di cui oggi rimane memoria nel nome ex-Stalloni. L’istituto di allevamento cavalli col tempo cambiò denominazione e fu gestito via via da enti diversi fino al 2014, quando cessò le sue attività. Oggi al suo interno si svolgono le attività del C.R.E. (Centro di Riabilitazione Equestre).

Il complesso è oggi composto da una serie di strutture immerse in un’ampia zona verde, una sorta di polmone cittadino. Del monastero sono giunti fino a noi i due chiostri, caratterizzati da archi ribassati, databili intorno alla fine del Seicento. Inoltre, in alcuni ambienti annessi alle strutture dell’ex convento, è conservata un’ampia collezione di carrozze otto-novecentesche.

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Informazioni

Inizio Museo Civico di Crema e del Cremasco

Piazzetta Winifred Terni de Gregory, 5

Museo Civico di Crema e del Cremasco