La Pallavicina

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Il santuario della Beata Vergine della Pallavicina a Izano

Il santuario sorge vicino a due rogge. La roggia Pallavicina, derivata dal Naviglio Civico di Cremona presso Fontanella, al suo termine si unisce alla roggia Archetta presso il santuario del Marzale formando il canale Archetta-Pallavicina. La roggia Babbiona (che scorre sotto il portico antistante la chiesa), derivata dal fiume Serio presso Casale Cremasco in corrispondenza dell’oratorio di Santa Maria del Binengo, si esaurisce in vari bocchelli nel territorio di Madignano.

Non è noto l’anno in cui avvenne l’apparizione miracolosa della Madonna che è all’origine del santuario, ma esso va probabilmente collocato tra la metà del XIV e la metà del XV secolo.

Secondo la tradizione, la sera del 13 maggio la Vergine apparve a una ragazza che stava pregando in un luogo isolato fuori dal paese, invitandola a recarsi dal parroco per esortarlo a costruire una chiesa in quel punto. Il sacerdote non le credette. Il giorno seguente, 14 maggio, la ragazza ritornò sul luogo dell’apparizione e ricevette dalla Vergine un ramoscello secco da portare al parroco: l’arbusto sarebbe fiorito nelle sue mani come prova dell’autenticità dell’apparizione. La fanciulla avrebbe dovuto riportare alla Vergine un impegno scritto del sacerdote all’avvio dei lavori. Le cose andarono come previsto dalla Madonna e si diede avvio allo costruzione di un piccolo edificio di culto.

Non sappiamo quando fu costruito il primo oratorio né che aspetto avesse. L’attuale edificio fu iniziato attorno alla metà del XVI secolo in sostituzione di un precedente edificio orami in rovina. Si tratta di una costruzione ad aula unica, con abside orientata, posta parallelamente alla strada che da Izano conduce a Crema.

L’ingresso principale è quello posto a ovest, mentre quello affacciato sul viale, fu aperto solo nel 1910.

Entrando si notano due cappelle sul lato sud, aggiunte nel Novecento, e tre sul lato nord, costruite fra Sei e Settecento.

La prima cappella a destra, dedicata a Sant’Agnese, fu costruita nel 1910. Sull’altare, protetta in una teca di vetro, si nota una Croce d’altare in legno, databile al XVIII secolo, copia di un modello di Giambologna (Douai, 1529 – Firenze, 1608). La statua lignea di Sant’Agnese, santa titolare, è del 1912 ed è opera di Romolo Bianchi (Pavia, 1878-1961). Le decorazioni in stucco con statue raffiguranti la Fortezza, la Purezza e Scene del martirio di sant’Agnese (1918), si devono ad Ambrogio Pirovano (Milano, 1864-1920). I dipinti raffiguranti il Martirio, la Gloria e Sant’Agnese, spettano a Romeo Rivetta (Melegnano, 1868 – Milano, 1924).

Nella seconda campata si trova l’ingresso secondario sovrastato dall’organo. Gli intagli lignei (1748) sono opera di Alessandro Arrigoni, mentre lo strumento attuale fu realizzato nel 1915 da Pacifico Inzoli (Crema, 1843-1910).

Anche la terza cappella, dedicata a san Giuseppe, fu aggiunta nel 1910. La cornice lignea seicentesca che ospita la statua, era in origine collocata sull’altar maggiore. Nel 1999 furono rubati gli angeli che ornavano le paraste laterali e l’arco spezzato. I dipinti raffiguranti lo Sposalizio di san Giuseppe, il Sogno di san Giuseppe, la Morte di san Giuseppe, e San Giuseppe, sono opera di Romeo Rivetta (Melegnano, 1868 – Milano, 1924).

Sull’arco trionfale è raffigurata l’Annunciazione, opera della bottega di Aurelio Buso (Crema, 1505 circa – post 1582), datata 1585. Nel pilone di sinistra è stato ricollocato un lacerto di dipinto raffigurante la Madonna col Bambino, databile alla metà del XV secolo. I dipinti del presbiterio si devono ad Aurelio Buso e alla sua bottega e sono datati 1577.

Nella volta si trovano gli Evangelisti; sulla parete sinistra la Circoncisione di Gesù (nella lunetta) e l’Adorazione dei magi; sulla parete destra la Visitazione a santa Elisabetta (nella lunetta) e Gesù fra i dottori nel tempio.

Negli spicchi del catino absidale sono raffigurati San Pantaleone, Sant’Agostino, San Gregorio Magno, Dio padre, San Gerolamo, Sant’Ambrogio, San Vittoriano. Nel tamburo sono dipinti al centro la Madonna col Bambino e calice dell’eucarestia, ai lati San Gervaso, San Biagio, San Pietro, San Paolo, San Rocco, San Protasio.

La terza cappella a sinistra, dedicata a Sant’Antonio da Padova, fu aggiunta nel 1713. Attorno alla statua lignea del santo (1913) sono poste nove tele raffiguranti i Miracoli di sant’Antonio da Padova, databili al 1713. I dipinti murali sono opera di un pittore non identificato che si firma e data A.B. 1742. Raffigurano il Miracolo della predica ai pesci (sinistra), il Miracolo della mula (destra), la Gloria di sant’Antonio da Padova (volta) e Gesù bambino appare a sant’Antonio da Padova (esterno della cappella).

La seconda cappella, dedicata all’Apparizione della Vergine, fu la prima a essere aggiunta all’edificio cinquecentesco e fu costruita fra il 1608 e il 1610. L’altare in scagliola e gli angeli in stucco sopra il timpano, risalgono alla seconda metà del XVII secolo. L’immagine raffigurante l’Incoronazione della Vergine è forse una copia della seconda metà del Cinquecento di una precedente immagine della metà del XV secolo. Nel 1987 fu ampiamente ridipinta da Rosario Folcini (Crema, 1929 – 2020). Nel 1914, il capitolo della Basilica di San Pietro in Vaticano, su richiesta di don Luigi Barbieri, parroco di Izano dal 1905 al 1921, concesse di incoronare l’immagine. Si tratta del privilegio di applicare una corona in materiali preziosi a un’immagine riconosciuta come miracolosa. A causa della Prima Guerra mondiale, la cerimonia poté avere luogo solo il 25 agosto 1919 e fu presieduta dal cardinale di Milano, beato Andrea Carlo Ferrari (Lalatta di Palanzano, 1850 – Milano, 1921). Le tele poste sulle pareti laterali della cappella raffiguranti la Fuga in Egitto e l’Adorazione dei pastori sono firmate da Tommaso Pombioli (Crema, 1579 – 1636 circa) e datate 1618. A un pittore cremasco attivo negli stessi anni spettano i dipinti delle lunette e della volta raffiguranti la Presentazione di Maria al tempio (lunetta sinistra), lo Sposalizio della Vergine (lunetta destra), la Nascita di Maria, l’Annunciazione, la Visita a Elisabetta, l’Assunzione e l’Incoronazione (nella volta). Coevi sono anche gli Angeli e le cornici in stucco. Invece, la Gloria di Maria posta all’esterno della cappella si deve a Giovan Battista Artari (Arogno, 1664 – Cambridge?, 1730 circa), e si può datare al 1699 circa.

La prima cappella a sinistra, dedicata a San Carlo Borromeo, fu ricostruita nelle forme attuali tra il 1697 e il 1699. L’altare in marmi policromi (1698-99 circa) è opera di Giulio Silva (+ Riva di Solto, 1699). La pala d’altare con San Carlo in preghiera è opera di Tommaso Pombioli databile al 1618, è stata quindi mutuata da una precedente cappella. Gli altri dipinti sono opera di Giovanni Brunelli (Verona, 1644/46 – Crema, 1722), databili al 1699 circa, e raffigurano San Paolo e re Davide (accanto alla finestra), San Carlo salva il piccolo Giovanni Tirone caduto nel fiume Ticino a Pavia (lunetta sinistra), San Carlo visita il Lazzaretto (tela a destra), San Carlo distribuisce tutti i suoi beni (lunetta destra), La Gloria di San Carlo (volta), San Carlo in adorazione del sacro chiodo (esterno della cappella). La decorazione a stucco con le raffigurazioni della Carità e dell’Umiltà e gli Angeli all’esterno si devono a Giovan Battista Artari.

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Informazioni

Viale Pallavicina, 7 D

Izano (CR)

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