Storia di Crema

Il battito del passato

L’origine della città di Crema è ancora oggi avvolta nel mistero e nel corso del tempo è stata oggetto di numerose leggende. 

Il territorio cremasco era circondato dalle acque ed era noto come Insula Fulkerii. Il termine ‘insula’ indicava un lembo di terra compreso tra due fiumi, nello specifico l’Adda e il Serio morto. ‘Fulkerius’ era probabilmente un nome proprio di persona. Le acque paludose presenti nella valle fluviale dell’Adda erano chiamate Mar Gerundo: ‘mara’ significa appunto palude, mentre ‘Gerundo’ deriva da ‘gyrus’, che indica il meandro fluviale. A nord-est di Crema si trovava un’altra vasta zona paludosa, il Moso, di cui oggi rimane una piccola porzione tutelata dal Parco Agricolo del Moso istituito nel 2009. 

Secondo una leggenda attestata a partire dal XVI secolo, la fondazione di Crema sarebbe avvenuta il 15 agosto 570 quando alcuni abitanti della zona, per sfuggire ai Longobardi, si sarebbero rifugiati su un dosso, detto dell’Idolo, al centro di questa zona paludosa. In questa località, corrispondente all’attuale piazza del Duomo, decisero quindi di fondare una città, il cui nome deriverebbe da Cremete, colui che era a capo di questi uomini.

Questa leggenda non ha però riscontri nelle fonti e secondo alcuni studiosi il processo è stato inverso, ossia dal nome del luogo è stato creato il nome del suo fondatore. Ci sono altre ipotesi, talvolta piuttosto fantasiose, sull’etimologia di Crema. Qualcuno ipotizza un’abbreviazione di Cremona, qualcuno lo riconduce a Cremna, città della Panfilia, i cui abitanti avrebbero fondato la città lombarda quando migrarono in Italia nel 1500 a.C. Ancora c’è chi ipotizza una derivazione dal verbo latino ‘cremare’ (bruciare), in quanto Crema sarebbe sorta sulle ceneri di un luogo vicino incendiato. Lo storico cinquecentesco Alemanio Fino lega il termine al ‘krema’ che sta per negozio o mercato; infine ricordiamo le teorie che vorrebbero un’origine celtica o etrusca.

Seppur affascinanti, anche queste sono tutte ipotesi, senza nessun supporto di fonti o di ritrovamenti archeologici. Quest’ultimi, infatti, ci testimoniano la presenza di insediamenti umani nel territorio cremasco fin dall’età del bronzo. In epoca romana, in particolare dal I secolo d.C., l’area apparteneva all’ager bergamasco, come si deduce dall’andamento della centuriazione, cioè la suddivisione del territorio rurale secondo direttrici parallele e ortogonali. 

Il centro abitato più importante fino all’alto medioevo sembra essere stato Palazzo Pignano, dove sono ancora oggi visibili i resti archeologici di una villa romana e di una chiesa a pianta centrale con relativo battistero. In età longobarda (VI-VIII secolo) il territorio cremasco fa parte del ducato di Bergamo, così come durante l’epoca franca (VIII-IX secolo) e ottoniana (IX-X secolo) rimane parte del comitato di Bergamo e numerose località divengono proprietà dei conti Gisalbertini bergamaschi.

Il nome Insula Fulkerii, compare per la prima volta in un documento datato 1040, mentre il nome di Crema è attestato nel 1074 in un atto in cui viene menzionata come luogo di origine di un tale Rozo. Da questo momento si susseguono una serie di citazioni in cui man mano Crema compare come locus e castrum.

Di fatto Crema nell’XI secolo era un centro di notevole importanza e assunse sempre maggior peso negli equilibri dei comuni lombardi battendosi per rafforzare la propria indipendenza da Cremona e spostandosi verso l’orbita milanese.

Tutto il XII secolo fu quindi caratterizzato dall’alleanza con Milano e da una forte contrapposizione a Cremona e Lodi. L’episodio più celebre della storia cremasca è l’assedio di Federico Barbarossa.

Durante la sua seconda discesa (1158-62) in Italia, l’imperatore aiutato da Cremonesi, Pavesi e Lodigiani strinse d’assedio Crema (dal luglio 1159 al gennaio 1160) che si era ribellata schierandosi con Milano. La città fu rasa al suolo e il Barbarossa vietò la ricostruzione delle architetture difensive. Di questo momento così tragico per la storia cremasca si ricorda un celebre episodio di alta fedeltà alla patria, cosiddetto degli ‘ostaggi cremaschi’: l’imperatore fece legare alle macchine da guerra i cittadini cremaschi fatti prigionieri, con esse si avvicinò alle mura della città sperando che gli assediati si arrendessero anziché colpire i propri concittadini. Inaspettatamente invece gli ostaggi stessi incitarono a proseguire l’attacco contro il Barbarossa, causando quindi la morte di molti di loro.

La ricostruzione della città fu possibile solo dopo il 1185 su concessione del Barbarossa. In quell’occasione Guglielmo V, marchese di Monferrato alleato dell’imperatore, donò alla comunità le proprie insegne, che da quel momento divennero lo stemma della città. Un grande tondo a mosaico dello stemma è visibile presso i chiostri del Museo civico di Crema e del Cremasco.

Il XIII secolo è un periodo molto florido dal punto di vista economico, durante il quale furono realizzate opere di difesa (tra cui le mura e il castello di Porta Serio) e opere di decoro della città; ricordiamo che a questo periodo risale la ricostruzione in forme gotiche del Duomo cittadino (1284-1341). In questi anni anche il comune cremasco fu contraddistinto da lotte interne sia tra nobiltà/borghesia e popolo sia tra fazioni guelfe e ghibelline, che portarono a un indebolimento delle istituzioni comunali. Questa situazione portò ovunque l’instaurarsi delle signorie. Nel 1335 Crema, dopo una breve parentesi sotto il dominio della Chiesa (1322 circa – 1336), si arrese ad Azzone Visconti; finì così la sua autonomia comunale e iniziò un periodo di sottomissione a Milano. A questo periodo risale la costruzione del castello di Porta Ombriano per volere di Bernabò Visconti.

Nel 1361 la città fu colpita dall’epidemia di peste, che devastò la città. In questa circostanza iniziò la devozione cremasca nei confronti di san Pantaleone, invocato per liberare la città dalla malattia e da quel momento venerato come patrono della città, il 10 giugno, giorno in cui tradizionalmente finì l’epidemia.

A seguito della morte di Gian Galeazzo Visconti (1402), a Crema, dopo un breve intermezzo di lotte interne, si affermò la signoria locale dei Benzoni: prima con i fratelli Bartolomeo e Paolo (1403-5) e poi con il loro cugino Giorgio (1402-23). Si trattò di una signoria troppo debole tant’è che durò solo vent’anni dopo i quali la città tornò sotto il controllo milanese. Durante il periodo della signoria, Crema ebbe una proprio zecca. Alcuni rari esemplari di monete sono conservati al Museo Civico di Crema e del Cremasco.

Nel frattempo la rivalità tra Milano e Venezia si inasprì per le mire espansionistiche nutrite da entrambi gli stati. I veneziani, avanzando in Lombardia, cinsero d’assedio Crema che il 16 settembre 1449 cedette al potere veneziano. Iniziò così per i cremaschi il dominio della Serenissima, destinato a durare, salvo una breve interruzione nel 1509-12, fino al 1797.

Il dominio della Repubblica di Venezia su Crema stabilirà un periodo di pace e prosperità, e soprattutto, considerando la sua posizione strategica, alla città fu concesso un buon grado di autonomia amministrativa. La madrepatria favorì inoltre l’istituzione di una diocesi autonoma nel 1580. 

Anche lo stile di vita dei cremaschi risentí della dominazione veneta che favorì la cultura, le arti e una tendenza alla nobilitazione. A questo periodo risalgono moltissime opere architettoniche: la sistemazione dell’attuale piazza del Duomo con la costruzione dei nuovi edifici, l’abbattimento del castello di Porta Ombriano e l’ampliamento di quello di Porta Serio, la costruzione delle mura venete (1488-1508), nonché l’edificazione di molte chiese e conventi.

Il territorio cremasco non fu risparmiato dalla diffusione dell’ondata di peste del 1630, le cronache raccontano di 10.000 morti e un lazzaretto allestito a Santa Maria della Croce.

Il Settecento fu anch’esso caratterizzato dal fiorire delle arti e la città si impreziosí con chiese, palazzi della nobiltà locale e la realizzazione del teatro. L’edificio fu costruito a partire dal 1708, riedificato nel 1782-86 su progetto di Giuseppe Piermarini e distrutto da un incendio nel 1937.

Il dominio della Serenissima terminò con le guerre napoleoniche, nello specifico il 27 marzo 1797 i francesi entrarono a Crema e istituirono la municipalità, prima denominata Repubblica di Crema, poi assorbita dopo soli due mesi nella ben più ampia Repubblica Cisalpina. A seguito della creazione della Provincia di Lodi e Crema (1797), la città si trova a dividere la funzione di capoluogo. A questo periodo risalgono le soppressioni di seminario, ordini religiosi e conventi, così come la confisca dei beni religiosi. Oltre a ciò il dominio francese comportò per Crema l’applicazione del codice napoleonico, la diffusione dell’istruzione e delle idee liberali; inoltre fu realizzata l’illuminazione pubblica notturna e fu demolito il castello di Porta Serio.

Il congresso di Vienna (1814-1815) segnò la fine della Repubblica di Venezia che fu unita alla Lombardia con la creazione del Regno Lombardo-Veneto, soggetto all’Impero austriaco. A livello di amministrazione locale, fu confermata la nuova provincia di Lodi e Crema (1816). I trent’anni di dominazione austriaca furono sostanzialmente un periodo di tranquillità; in ambito economico fu particolarmente favorita l’agricoltura e le attività connesse con la tessitura del lino, inoltre si diede particolare impulso all’istruzione. Furono ricostruite in stile neoclassico Porta Serio e Porta Ombriano e fu edificato il Mercato del lino e dei grani.

Nel 1859 il Cremasco entrerà a far parte del Regno di Sardegna sabaudo, destinato, di lì a poco (1861), a divenire Regno d’Italia. In seguito Crema segue le vicende storiche dell’Italia unitaria. Il nuovo governo aggrega il Cremasco al territorio della Provincia di Cremona, situazione che perdura fino a oggi. 

Nel Novecento fu promosso ulteriormente lo sviluppo della città, soprattutto dal punto di vista della rete viaria e dei trasporti, e delle attività imprenditoriali e industriali. Tra il 1862 e il 1863 fu realizzata la linea ferroviaria che collega Treviglio con Cremona passando per Crema, tuttora esistente. Nel 1880 fu inaugurata la linea tranviaria Milano-Lodi-Crema-Soncino, soppressa nel 1931.