I dintorni leonardeschi
Dal 1449 al 1797 il territorio cremasco fece parte della Repubblica di Venezia, quindi di un altro stato, però la vicinanza geografica con Milano rendeva frequenti gli spostamenti di nobili, mercanti, ecclesiastici e artisti fra i due territori. Leonardo da Vinci (Anchiano, presso Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) non ebbe mai un rapporto diretto con il nostro territorio, ma come per la città di Crema sono molti i personaggi a lui legati che ebbero a che fare con i paesi limitrofi, senza contare gli artisti che pur non avendo conosciuto personalmente il toscano, furono profondamente influenzati dalle sue idee. Il percorso che vi proponiamo sulle tracce del da Vinci tocca cinque centri dei dintorni di Crema: Rivolta d’Adda, Pandino, Palazzo Pignano, Offanengo, Izano, Castelleone.
RIVOLTA D’ADDA
Oratorio di Santa Maria Immacolata
L’oratorio di Santa Maria Immacolata di Rivolta d’Adda fu costruito probabilmente nella prima metà del Quattrocento. Tra il 1497 e il 1499 l’interno fu rifatto per volontà della confraternita dell’Immacolata Concezione adottando una copertura con volta a botte aggiornata sui nuovi modelli architettonici introdotti a Milano da Donato Bramante (Fermignano, 1444 – Roma, 11 aprile 1514). Nel 1506 la volta fu dipinta da Giovan Pietro Carioni (documentato tra il 1495 e il 1506) e Martino Piazza (Lodi, 1475-80 circa – ante 1523) con una serie di busti maschili e femminili inseriti in finte cornici in stucco decorate con grottesche su fondo rosso. I volti dei personaggi riprendono le idee e i disegni di Leonardo riguardanti la fisiognomica e la manifestazione delle emozioni attraverso le espressioni del viso. Gli stessi pittori lodigiani realizzarono le 12 scene raffiguranti episodi della Vita della Vergine Maria.
PANDINO
Castello
Il castello fu fatto erigere a Pandino dal signore di Milano Bernabò Visconti e dalla moglie Beatrice Regina Della Scala, intorno al 1355-1370. Dal 1414 al 1423 appartenne a Giorgio Benzoni conte di Crema e Pandino. Dal 1434 al 1464 fu feudo dei Sanseverino e dal 1469 al 1477 di Ludovico Maria Sforza detto il Moro, futuro duca di Milano e committente di Leonardo. Nel 1479 tornò in possesso dei Sanseverino. Dal 1499 al 1509 passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Dal 1512 fu proprietà di Guido Sanseverino che venne assassinato nel 1514. Alla sua morte divenne conte di Pandino Galasso Landriani che aveva sposato Ludovica Sanseverino, sorella di Guido. Fino al 1542 il castello rimase proprietà dei Sanseverino, mentre dal 1547 al 1947 si susseguirono varie altre famiglie finché fu acquisito dal Comune.
Matteo Bandello (Castelnuovo Scrivia, 1484 circa – Bazens, 1561) vi ambienta la cornice di una novella (Parte I, Novella 34) dedicata a Ludovica Sanseverino Landriani che racconta le divertenti disavventure di uno sciocco bergamasco.
PALAZZO PIGNANO
San Martino
L’attuale pieve romanica di San Martino di Palazzo Pignano, costruita tra il 1125 e il 1150 circa, sorge sopra una precedente chiesa rotonda databile attorno al 350 d.C. All’interno è ospitato un Compianto composto da otto statue in terracotta raffiguranti: Cristo morto, Giuseppe d’Arimatea, San Giovanni evangelista, (Maria) Salome, Maria di Nazareth (Beata Vergine Maria), Maria di Cleofa, Maria di Màgdala (Maddalena) e Nicodemo. La scena rappresenta il momento in cui il corpo di Gesù è appena stato deposto dalla croce e sta per essere posto nel sepolcro. Il gruppo, opera del plasticatore Agostino de Fondulis (Crema, 1460 circa – 1521 circa), fu realizzato tra il 1510 e il 1511 circa per la chiesa di Santa Maria Maddalena a Santo Spirito a Crema. Venne trasferito qui tra il 1805 e il 1812 grazie alla famiglia Vimercati Sanseverino che aveva acquistato la chiesa cremasca dopo le soppressioni napoleoniche.
OFFANENGO
Oratorio di San Rocco
L’oratorio di San Rocco fu fondato nel secondo quarto del Cinquecento come ex-voto della Comunità di Offanengo per una scampata pestilenza. Presenta una fisionomia architettonica semplice: ha aula unica del tipo ad archi trasversi e abside semicircolare – esternamente poligonale e caratterizzata da paraste che si piegano a libro in corrispondenza degli spigoli –, con il campanile che si imposta sul fianco destro. La fronte è serrata da due semipilastri su alto piedistallo, che presentano capitelli di ricordo albertiano; è coronata da un timpano a vento con pinnacoli ai vertici e cornice decorata a dentelli. Al centro della facciata è un oculo con cornice in cotto contenente un elaborato motivo a treccia.
Anche il portale d’ingresso presenta una cornice fittile, composta da varie formelle che imitano un fregio scanalato e rudentato, simile a quello dipinto nella trabeazione interna. Questo tipo di decorazione testimonia la fortuna dei motivi decorativi di Agostino de Fondulis diffusi anche dopo la scomparsa del plasticatore.
IZANO
Oratorio di San Rocco
La costruzione, di probabile origine trecentesca, era dedicata a San Giovanni Battista. Nel corso del tempo per la devozione ai santi Rocco e Sebastiano, protettori contro le epidemie di peste, assunse l’attuale denominazione. All’interno l’edificio custodisce tre sculture in terracotta raffiguranti la Madonna col Bambino e i Santi Rocco e Sebastiano forse riferibili alla bottega di Giovanni (documentato dal 1448 al 1491) e Agostino de Fondulis e databili al 1485-90 circa.
CASTELLEONE
Santa Maria di Bressanoro
La fondazione della chiesa di Santa Maria in Bressanoro si deve all’insediarsi presso Castelleone già dal 1460 del francescano Amedeo Menez de Silva, l’asceta e visionario di origini iberiche fondatore degli Amadeiti, e al diretto interessamento dei duchi di Milano, Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. L’edificio è avviato nel 1465 ed è ancora in costruzione nel 1469: la dedica alla Madonna di Guadalupe deriva da quella del monastero di Nostra Signora di Guadalupe in Estremadura (Spagna).
La chiesa presenta un nucleo centrale quadrato coperto da volta a padiglione su base ottagonale, al quale si aggregano lungo gli assi ortogonali altri quattro spazi quadrati coperti da cupole, che conferiscono all’edificio un impianto centrale cruciforme pressoché unico in Lombardia. Nel Cinquecento sono aggiunti l’abside, il campanile e il portico antistante all’edificio.
All’esterno si colgono i volumi profilati da decorazioni in terracotta opera del plasticatore cremonese Rinaldo de Stauris (documentato dal 1450 al 1494).
All’interno si segnalano altri fregi in terracotta sempre del medesimo plasticatore. I dipinti che ornano l’aula centrale, raffiguranti Scene della vita di Cristo, si devono a un pittore lombardo attivo alla fine del Quattrocento. La statua della Madonna col Bambino presente nel braccio destro della croce entro una teca di vetro, è opera dello scultore Sperandio Savelli (Mantova, 1431 circa – Venezia, 1504).
Santi Filippo e Giacomo
La posa della prima pietra della nuova parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo di Castelleone, su una preesistenza di XII secolo, è attestata al 4 maggio 1517 su progetto di Agostino de Fondulis, ma la costruzione si protrasse fino al 1551. Si tratta di un edificio che pur nel tradizionale impianto longitudinale a tre navate, mostra nell’articolazione della navata centrale l’uso di un partito alla romana ritmato da semipilastri fortemente aggettanti, che scandiscono lo spazio proseguendo negli archi trasversi delle volte. Questa articolazione dell’alzato mostra il consolidarsi in area lombarda di un linguaggio ormai divenuto parte dello spirito del luogo (si pensi a San Sigismondo a Cremona e ad alcune soluzioni bramantesche milanesi) e l’adesione al linguaggio all’antica, dispiegato anche nei raffinati capitelli in terracotta e nelle ricche cornici che adornano anche esternamente gli oculi e le trabeazioni sommitali. La facciata è suddivisa da paraste, con timpano centrale e semitimpani laterali, che sembra la semplificazione di un tipo di origine forse bramantesca, diffusosi in area lombarda ed emiliana a partire dagli anni novanta del XV secolo.
All’interno si segnala la parte inferiore di un polittico raffigurante la Madonna col Bambino, San Francesco e il Beato Amedeo Menez de Silva databile attorno al 1517, opera del pittore spagnolo Pedro Fernández (Murcia, 1480 circa – dopo il 1523) fortemente influenzato da Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (Bergamo, 1465 circa – Milano, 1530). Gli altri scomparti del polittico sono conservati al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona.
Santa Maria della Misericordia
Il santuario di Santa Maria della Misericordia fu edificato tra il 1513 e il 1525 su progetto di Agostino de Fondulis fuori dall’abitato di Castelleone, nel luogo in cui la Vergine era apparsa alla contadina Domenica Zanenga (1511). La chiesa ha navata unica con capocroce triconco, ovvero dotato di tre absidi semicircolari, con catini decorati all’antica; il presbiterio è coperto da una cupola racchiusa in un tiburio poligonale a tredici lati. L’esterno presenta motivi architettonici e decorativi in terracotta che conferiscono ritmo alle pareti: sui fianchi della navata, percorsi da semipilastri con capitelli con scanalature e teste di cherubini, vi sono rincassi contenenti nicchie con targhe e oculi ciechi, secondo un vocabolario caro a De Fondulis, che se ne servì in altre opere. Lo stesso trattamento delle superfici è sui lati delle absidi poligonali: qui però le finestre lasciano il posto a specchiature d’intonaco decorate a tondi e losanghe.
Anche il tiburio slanciato, scandito da paraste, è forato da oculi e arricchito da riquadri. La facciata, pure in stile, è frutto di rifacimenti novecenteschi, quando l’edificio fu allungato di una campata a ovest. All’interno si segnalano i dipinti presenti nelle nicchie del tamburo raffiguranti i dodici Apostoli, probabile opera del pittore spagnolo Pedro Fernández che, sempre a Castelleone, lavorò anche nella parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo.
Informazioni
Inizio itinerario Rivolta d’Adda
Oratorio di Santa Maria Immacolata