Tracce di arte e storia
Il periodo rinascimentale a Crema fu caratterizzato dall’arte dei maestri locali e degli artisti forestieri che vennero via via chiamati in città per abbellire chiese e palazzi. Con questo itinerario, che esplora le tracce ancora visibili di questa cultura nel tessuto urbano, si vuole offrire un assaggio di estetica rinascimentale a Crema.
Inizio percorso in piazza Duomo.
Il Rinascimento a Crema è caratterizzato dalla appartenenza politica alla Repubblica di Venezia iniziata nel 1449 dopo alcuni secoli in cui la città era rientrata nella sfera d’influenza milanese.
Il dominio veneziano, essendo la città quasi completamente circondata dal Ducato di Milano, comportò per la città un trattamento di privilegio che le permise di avere un buon livello di autonomia amministrativa e favorì l’economia e il fiorire della cultura e delle arti.
In questo periodo Crema fu caratterizzata dal pullulare di botteghe di artisti, pittori, plasticatori, intagliatori, tra cui ricordiamo i De Marchi specializzati nell’intaglio del legno, i Bombelli nella pittura, i De Fondulis nella plastica in terracotta. Altri nomi importanti sono quelli del pittore Vincenzo Civerchio e dell’architetto Giovanni Battagio.
In piazza Duomo la presenza veneta connotò in modo particolare l’architettura della piazza.
Nel Cinquecento (1525-55) furono infatti ricostruiti Palazzo Comunale, Torrazzo, Palazzo Pretorio e il Palazzo della Notaria (oggi Palazzo Vescovile). L’ampio porticato del Palazzo Comunale, caratterizzato dalle colonnette in marmo e dalle decorazioni in cotto, connota l’intera piazza; qui le leggere forme tipiche del rinascimento veneziano (bifore e trifore in marmo) si mescolano alla matericità dell’argilla di cui sono composte le murature, materiale di costruzione tipicamente lombardo.
Anche il Torrazzo e la Torre Guelfa, seppur quest’ultima conservi le forme medievali, recano i segni del passaggio veneto con il simbolo del Leone di San Marco.
Vi consigliamo di entrare nella Cattedrale che, sebbene risalga all’epoca medievale, conserva molte opere pregevoli del periodo rinascimentale. Sulla parete centrale dell’abside campeggia l’Assunta di Vincenzo Civerchio, eccellente rappresentante della cultura rinascimentale cremasca, mentre sulla parete sinistra del coro si conserva l’Annunciazione dello stesso Civerchio: si tratta di due ante d’organo decorate dall’artista. Sulla parete della navata sinistra campeggia un’altra opera firmata dal Civerchio, la tavola con i Santi Sebastiano, Rocco e Cristoforo (1519).
Da piazza Duomo vi consigliamo di dirigervi verso piazza Trento e Trieste dove all’angolo con via Aurelio Buso troverete la Chiesa di Santa Maria Maddalena e Santo Spirito. Si tratta di una chiesetta sconsacrata e oggi inaccessibile, ma un documento eccezionale di architettura rinascimentale a Crema. La chiesa fu progettata tra il 1511 e il 1523 dal cremasco Agostino de Fondulis. L’edificio in mattoni a vista ha una pianta a croce latina ed è sovrastato da una cupola con tamburo ottagonale, la facciata divisa da lesene conserva la raffinatezza delle forme rinascimentali. Lo stesso Agostino per la chiesa realizzò anche il Compianto sul Cristo morto oggi conservato nella pieve di Palazzo Pignano.
Altro aspetto particolarmente interessante della cultura cremasca rinascimentale è la produzione di tavolette da soffitto, spesso affidate alle botteghe cittadine, che decoravano moltissimi soffitti dei palazzi nobiliari cittadini. Oggi è ancora possibile ammirare il ciclo di tavolette provenienti da Palazzo Benzoni, conservato nel Museo Civico di Crema e del Cremasco. Altre tavolette sono visibili sempre nel museo cittadino nel soffitto dell’ex-biblioteca conventuale, oggi Sala Cremonesi, dove si conservano nel luogo d’origine. L’ingresso del Palazzo della Provincia (sede decentrata) conserva un soffitto decorato con tavolette lignee dipinte con stemmi, ritratti e animali. Lo stesso tipo di decorazione la si ritrova in una sala del piano nobile dello stesso palazzo, recanti anche in questo caso stemmi nobiliari, animali e ritratti. Molte altre tavolette ancora decorano le sale di edifici privati o sono passate in collezioni private o museali.
Nell’ex convento di Sant’Agostino che ospita il museo, si può ammirare anche il Salone Giovan Pietro da Cemmo, ovvero l’ex refettorio, affrescato nel 1507 dal pittore camuno che dà il nome alla sala. Sulle pareti corte si conservano dipinti rappresentanti l’Ultima Cena, copia di quella leonardesca a Milano, e la Crocifissione. Le pareti lunghe sono, invece, decorate dalle lunette con i ritratti di illustri frati agostiniani.
Questo percorso alla scoperta del Rinascimento cremasco non può concludersi senza la visita al gioiello della città: la basilica di Santa Maria della Croce. Il santuario fu costruito a partire dal 1490 sul luogo di un’apparizione della Madonna. Il progetto dell’edificio fu affidato a Giovanni Battagio, collaboratore del Bramante. L’architetto concepì l’edificio a pianta centrale ispirandosi all’architettura Rinascimentale. All’epoca infatti la pianta centrale era molto diffusa e oggetto di studio da parte dei maggior architetti, tra cui anche Leonardo.
I lavori della basilica furono poi conclusi da Antonio Montanaro. L’esterno è dominato dal grosso tiburio centrale (sovrastruttura che ricopre la superficie curva della cupola) con tre ordini di gallerie sovrapposte, affiancato da quattro cappelle. All’altar maggiore si può ammirare la magnifica pala d’altare opera di Benedetto Rusconi, detto il Diana (Venezia, 1460-1525), che la realizzò probabilmente nel 1501.
I protagonisti del Rinascimento cremasco
Giovanni Battagio (Lodi, 1440 circa – 1500 circa) plasticatore e architetto. È documentato per la prima volta nel 1465-66 quando insieme al fratello Antonio fornisce cornici in terracotta per l’Ospedale Maggiore di Lodi. Nel 1477 è a Milano dove negli anni seguenti lavora come ingegnere e architetto. Nel 1482 appare per la prima volta in rapporti di affari (compravendita di una proprietà fondiaria) con Agostino de Fondulis che ne sposa la figlia. Fra 1484 e 1485 insieme al genero lavora a Piacenza a Palazzo Landi. Fra il 1486 e il 1489 progetta e dirige i lavori per la tribuna di Santa Maria della Passione a Milano. Nel 1488 è a Lodi per erigere la nuova chiesa dell’Incoronata. L’anno successivo è licenziato da questo cantiere e torna a Milano. Dal 1490 al 1493 è impegnato nella costruzione di Santa Maria della Croce a Crema poi portata a termine nel 1499 da Antonio Montanari. Non si conosce la data della sua morte.
Agostino de Fondulis (Crema, 1460 circa – 1521 circa), scultore in terracotta e architetto è il più importante artista del Rinascimento cremasco. Nato probabilmente a Crema, si trasferisce presto a Padova dove il padre Giovanni, anch’egli scultore in terracotta, è protagonista della vita artistica della città dopo la partenza di Donatello. Nel 1482 Agostino è documentato a Milano dove esegue il Compianto in Santa Maria presso San Satiro, chiesa realizzata a partire dal 1477 circa su progetto di Donato Bramante. Per la stessa chiesa Agostino realizza anche i fregi del battistero e della navata. Probabilmente lo scultore si era appena trasferito da Padova. Nello stesso anno appare in società con il plasticatore e architetto Giovanni Battagio, di cui sposa la figlia. Fra il 1484 e il 1486 lavora a Piacenza all’apparato decorativo di Palazzo Landi. Attorno al 1490 fissa stabilmente la sua dimora a Crema. È attivo in vari cantieri non lontani dalla città come Palazzo Pallavicino a Cortemaggiore (1489-1495 circa) e Palazzo Fodri a Cremona (ante 1490?). Fra il 1502 e il 1506 è nuovamente a Milano dove realizza dodici statue in terracotta per il tiburio di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso. A partire dal 1510 realizza il Compianto ora nella parrocchiale di Palazzo Pignano, ma proveniente da Santa Maddalena e Santo Spirito a Crema. Questa chiesa è una delle sue prime prove come architetto, poi ripetute per il santuario della Madonna della Misericordia a Castelleone (1513-25 circa) e per la parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo dello stesso paese cremonese (1517-1551). Infine agli ultimi anni della sua attività risalgono cinque delle otto statue del Compianto conservato nella cripta della chiesa di San Sepolcro a Milano. È documentato per l’ultima volta a Crema nel 1520-21 e risulta sicuramente morto nel 1528.
Vincenzo Civerchio (Crema, 1470 circa – 1544 circa) è il più importante pittore del Rinascimento cremasco. Nel 1487 è documentato a Milano, nel 1491 a Brescia dove guarda ai modelli di Vincenzo Foppa, Bernardo Zenale e lavora con Francesco Napolitano (Polittico di San Barnaba, 1495, ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia). Nel 1504 firma e data la pala raffigurante il Compianto in Sant’Alessandro a Brescia. Nel 1505 firma e data la tavola raffigurante San Francesco ora al Museo Civico di Crema e del Cremasco. Nel 1507 esegue dei dipinti perduti per la parrocchiale di Romano di Lombardia. Nel 1509-10 dipinge le insegne, anch’esse perdute, del Palazzo Comunale di Crema. Nel 1510-12 è nuovamente attivo a Romano di Lombardia, mentre nel 1517 firma l’affresco raffigurante l’Assunta in Santa Maria dei Campi a Travagliato. Nel 1518 dipinge il polittico per l’altare di San Sebastiano nel Duomo di Crema. Attorno al 1520 realizza la tela raffigurante il Battesimo di Cristo in San Giacomo a Crema. Sempre in Duomo ridipinge l’immagine miracolosa della Madonna della Misericordia (1522) e realizza le nuove ante dell’organo raffiguranti l’Annunciazione. Nel 1525 realizza il polittico per la parrocchiale di Palazzolo sull’Oglio. Negli stessi anni dipinge l’Annunciazione sull’arco trionfale della chiesa di San Bernardino in città a Crema. Nel 1531 esegue la tela raffigurante i Funerali della Vergine per il Duomo di Crema ora al Szépművészeti Múzeum di Budapest. Poco dopo realizza la grande tela raffigurante l’Assunzione della Vergine per l’altar maggiore del Duomo di Crema. Infine nel 1539 firma e data la tela con il Battesimo di Cristo proveniente dalla chiesa di San Domenico a Crema e ora alla Pinacoteca dell’Accademia Tadini di Lovere.
Informazioni
Inizio percorso in Piazza Duomo