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Crema è una città ricchissima di palazzi storici affascinanti per le vicende e gli intrecci delle famiglie che li hanno abitati e tuttora vi abitano. I cortili segreti e le eleganti architetture dei palazzi regalano scorci suggestivi e quel tono di signorilità che rendono Crema ‘un salotto tutto da scoprire’.

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Vi proponiamo un itinerario alla scoperta delle più belle residenze signorili nascoste nelle viuzze del centro. Salvo pochissimi casi, sono palazzi privati tuttora abitati, pertanto non sono di norma accessibili alla visita. Talvolta però, in occasione di iniziative legate agli eventi ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane), FAI (Fondo Ambiente Italia), di concerti o mostre, possono accogliere visite straordinarie. Percorrendo le tappe di questo itinerario, potrete apprezzare le eleganti architetture e godere di qualche scorcio dei bellissimi giardini.

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Il percorso parte da via Civerchi, una strada parallela della principale via Mazzini: il primo palazzo che incontrerete sarà Palazzo Benzoni (via Civerchi, 9). L’esistenza del palazzo è documentata per la prima volta nel XIII secolo, ma le forme attuali risalgono al 1627 quando il conte Roberto fece ampliare e ammodernare l’edificio secondo lo stile barocco. A fine Seicento risalgono gli affreschi ispirati alla mitologia classica e le decorazioni a stucco delle sale al piano nobile e il portale d’ingresso ornato con due telamoni.

Fu la residenza dei conti Benzoni fino al 1795 e, dall’Ottocento, fu destinato a vari utilizzi: da Ginnasio a Ospedale, fino al 2002, quando fu oggetto di restauri, divenendo l’attuale sede della Biblioteca Comunale. È pertanto attualmente visitabile negli orari di apertura del servizio bibliotecario.

Proseguendo lungo la via, v’imbatterete in Palazzo Barbàra (via Civerchi, 3-5). L’edificio è noto per aver dato i natali a Giovanni Bottesini, che in questa casa si formò nei suoi primi anni di vita. Divenne un importante compositore e uno dei più celebri contrabbassisti al mondo, tanto da meritarsi il soprannome di ‘Paganini del contrabbasso’. Nel cortile si conserva l’unica decorazione in cotto risalente all’epoca rinascimentale rimasta in città. È opera della bottega di Agostino de Fondulis (Crema, 1460 circa – 1521 circa). A quest’edificio appartenevano inoltre un ciclo di tavolette da soffitto oggi conservate al Museo Poldi Pezzoli di Milano

Arrivati in fondo alla via, svoltando a sinistra, vi ritroverete in via Cavour, nella quale si trova Palazzo Benvenuti Arrigoni (via Cavour, 8). La casa nobiliare, come oggi la possiamo ammirare, risale alla ricostruzione in stile barocchetto del 1742, nonostante i possedimenti dei Benvenuti in questa zona risalgano già al 1396. Il palazzo passò poi alle famiglie Albergoni e in seguito Arrigoni. La facciata non è visibile dalla strada, ma vi si accede tramite un portone e un piccolo cortile: se si ha la fortuna di vedere il portone aperto, si può scorgere l’elegante giardino interno all’italiana, su cui si affaccia il palazzo dalle forme settecentesche.

Una piccola deviazione di qualche minuto dal percorso vi condurrà a Palazzo Zurla De Poli (via Tadini, 2): la cui costruzione risale al 1520 per volere di Leonardo Zurla. La facciata esterna risulta molto sobria e non lascia immaginare la ricchezza degli interni. Nel cortile si conserva un giardino all’italiana con i tipici cespugli di bosso. La vera chicca è però nelle sale affrescate. Il salone d’onore, conserva dipinti – opera di Aurelio Buso (Crema, 1505 circa – post 1582) – stucchi e un magnifico camino. Delle salette laterali, una è affrescata dallo stesso Buso, che lascia la firma e la data 1573, le altre da pittori manieristi non ancora identificati.

Tornate ora sui vostri passi e da piazza Duomo dirigetevi in via Marazzi, una piccola via pedonale coperta. Da qui scorgerete l’ingresso di Palazzo Benzoni Scotti Martini Donati (via Marazzi, 7). L’edificio fu costruito a partire dal 1504 su commissione di Socino Benzoni, il quale ottenne di poter accedere direttamente alla piazza del Duomo. È anche detto ‘palazzo dell’Innominato’ perché vi abitò Francesco Bernardino Visconti, il personaggio storico che ispirò Manzoni per la figura dell’Innominato nei Promessi sposi. Il palazzo passò poi in via ereditaria agli Scotti, quindi fu venduto ai Martini e infine acquistato dai Donati. La pianta del palazzo, originariamente a forma di ‘L’, fu trasformata nel secolo XVIII con l’aggiunta di un’ala, assumendo quindi la forma a ferro di cavallo. Sempre a quest’epoca risalgono i rifacimenti in stile barocchetto.

Proseguendo poco oltre incontrerete Palazzo Marazzi (via Marazzi, 14). Una residenza, originariamente appartenuta ai Vimercati, già esistente a partire dal Quattrocento e passata di famiglia in famiglia sino a fine Settecento. Nel corso dell’Ottocento divenne dapprima un’osteria, quindi un albergo (fra gli ospiti ci fu anche Garibaldi), e per finire la sede di una società di trasporti. A inizio Novecento fu venduto al conte Fortunato Marazzi che ne ripristinò la funzione abitativa. Esternamente l’edificio è contraddistinto da uno stile sobrio. Attraverso un ampio cancello in ferro battuto si intravede il cortile interno, le cui pareti sono ricoperte da un folto rampicante.

 

Svoltando a destra da via Marazzi giungerete in via Lucini: percorretela tutta per arrivare in via Benzoni, dove potrete ammirare Palazzo Vimercati Sanseverino (via Benzoni, 11). L’edificio probabilmente esisteva già nel Quattrocento: nel salone infatti si conservano delle tavolette lignee da soffitto di epoca rinascimentale. Sicuramente il palazzo fu fatto riedificare a partire dal 1592, assumendo l’aspetto che conserva tuttora. Si tratta dell’unica residenza cremasca ancora appartenente alla famiglia che la fece edificare. Il monumentale portale d’ingresso è sovrastato dallo stemma del casato, le finestre del piano terra sono decorate dagli stemmi delle famiglie imparentate o con legami d’amicizia con i proprietari, mentre le finestre del piano nobile sono ornate dai busti di personaggi della famiglia. Il palazzo si affaccia su un cortile interno circondato da portici con colonne su tre lati. Bellissimi il cancello e la balaustra in ferro battuto.

Raggiungiamo con due passi piazza Premoli dominata da Palazzo Patrini Premoli Pozzali (piazza Premoli, 3). Questa residenza fu costruita per volontà di Domenico Patrini a cavallo tra il Sei e il Settecento. Fu rimaneggiata tra XIX e XX secolo, epoca alla quale risale la torretta merlata nel cortile. Successivamente il palazzo fu acquistato dalla famiglia Premoli e solo a fine Novecento divenne proprietà della famiglia Pozzali.

L’edificio, realizzato in cotto, è diviso simmetricamente da un imponente portale in marmo sopra cui si trova un balconcino. Sull’architrave dell’ingresso è incastonata un’aquila con lo stemma dei Patrini.

Confinante con palazzo Pozzali in via Fino potete incrociare Palazzo Zurla – Fadini (via Alemanio Fino, 20). Sebbene le vicende costruttive del palazzo non siano conosciute, possiamo ipotizzare che il portale risalga a prima del 1611, in quanto reca lo stemma della famiglia Zurla. Dopo il 1611, infatti, sappiamo che divenne proprietà della famiglia Barbetta. Entrò quindi a far parte delle proprietà della famiglia Fadini dal 1860. La facciata esterna risulta semplice e severa, abbellita soltanto dal balconcino in ferro battuto sopra il portale d’accesso e dalle decorazioni a bugnato dei cantonali, delle cornici marcapiano e del portale.

A questo punto, percorrendo tutta via Fino e svoltando poi a sinistra, vi troverete in via Matteotti, dove potrete apprezzare Palazzo Vimercati (via Matteotti, 39): si tratta dell’ex palazzo della Provincia (sede decentrata, con funzione di coordinamento periferico). La fondazione del palazzo risale al Quattrocento, mentre nel Settecento l’edificio subì un rifacimento. Rispetto ai proprietari originari non ci sono notizie, è però noto che dalla metà del Settecento la residenza fu sede della famiglia Vimercati. L’interesse principale dell’edificio è costituito dall’androne d’ingresso il cui soffitto è decorato con tavolette da soffitto lignee dipinte con stemmi, ritratti e animali. Al piano nobile inoltre si possono ammirare due ampi saloni: uno è decorato da un ciclo pittorico neoclassico, mentre l’altro conserva il soffitto originale rinascimentale, con tavolette dipinte recanti anche in questo caso stemmi nobiliari, animali e ritratti.

Ultima tappa obbligata di questo itinerario alla scoperta delle residenze cremasche è Palazzo Bondenti Terni de Gregory (via Dante, 22): la costruzione del palazzo fu iniziata nel 1698, per volere del conte Nicolò Maria Bondenti che affidò i lavori all’architetto piacentino Giuseppe Cozzi, e proseguì fino al 1737, anno in cui fu sospesa e lasciata incompiuta. L’edificio fu realizzato in stile barocchetto, come si può notare dalla ricca decorazione esterna, dalle aperture ovali con inferriate in ferro battuto e dai motivi a conchiglia del portale.

Da notare le quattro statue che celebrano la famiglia Bondenti, attraverso le allegorie della Generosità, Saggezza e Prosperità e infine la donna con la pecora che ricorda l’attività di vendita dei panni lana con la quale la famiglia si era arricchita. Secondo una leggenda il figlio di Nicolò morì nel cantiere durante la costruzione dell’edificio e da allora il fantasma dell’uomo vaga nel palazzo.

 

Ogni angolo del centro storico di Crema è costellato da palazzi, anche se meno noti, e di grande interesse architettonico. Palazzo Benzoni Donati (via Alemanio Fino, 29) è probabilmente uno dei palazzi più antichi della città. Sulle colonne del portico interno reca gli stemmi del conte Giorgio Benzoni (la famiglia Benzoni fu l’unica ad ottenere la signoria della città nel Quattrocento e Giorgio fu uno dei signori della città).

 

Al periodo secentesco risalgono i Palazzi Clavelli (via Civerchi, 48), Sangiovanni Toffetti Crivelli (piazzetta Caduti sul Lavoro, 2), Zurla Polenghi (via Bottesini, 19) e Palazzo Albergoni Vimercati Donati (via Vimercati, 11). Di fianco al Palazzo della Provincia sorge il settecentesco Palazzo Bonzi (via Matteotti, 41) oggi sede dell’Archivio e della Biblioteca diocesana. Su via Matteotti in fondo a un vicolo acciottolato si nasconde Palazzo Dolfin Compostella (via Matteotti, 46), sede in origine del priorato dell’abbazia di Cerreto. In via XX settembre in corrispondenza dell’ex-palazzo Bonzi Stramezzi (via XX settembre, 68) si può ammirare una volta decorata dal pittore Mauro Picenardi (Crema, 1735 – Bergamo, 1809), rappresentante la colomba dello Spirito Santo circondata da putti.

 

Infine, risalenti all’Ottocento, ricordiamo Palazzo Bisleri Vailati (via Mazzini, 80-82) che fu l’abitazione del matematico e filosofo Giovanni Vailati (Crema, 1863 – Roma, 1909) e Palazzo Toffetti Rossi Martini a Ombriano (viale Europa).

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Inizio percorso Via Civerchi