Fra arte e fede alla scoperta della Crema sacra
Le chiese del centro città sono dei veri gioielli: Crema è una galleria di arte sacra che spazia dal gotico lombardo della Cattedrale alle forme rinascimentali della Basilica di Santa Maria della Croce appena fuori dal centro cittadino. Il Cinquecento è rappresentato dalla chiesa di San Bernardino in città e l’epoca barocca è ben rappresentata dalla chiesa di San Benedetto, di Santa Maria delle Grazie e di San Giovanni con i loro stupefacenti interni completamente affrescati. Si arriva poi alle testimonianze di epoca settecentesca con le chiese di San Giacomo e della Santissima Trinità.
Il percorso parte da piazza Garibaldi dove incontrerete la chiesa di San Benedetto.
La chiesa di San Benedetto sorge dove un tempo si trovava un edificio di culto privato, poi donata ai monaci benedettini. L’attuale chiesa fu ricostruita in epoca barocca (1621-23) su progetto dell’architetto Francesco Maria Richini (Milano, 1584-1658). La facciata è a doppio ordine, entrambi scanditi da colonne e pilastri che ne accentuano la monumentalità. L’interno è costituito da un’unica navata e presenta quattro cappelle laterali che custodiscono affreschi e dipinti realizzati da artisti cremaschi: Carlo Urbino (Crema, 1525 circa – 1585), Tommaso Pombioli (Crema, 1579 – 1636 circa), Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinate, 1656) e Giovan Battista Botticchio (Verona, 1649 circa – Torino, 1726). La zona del presbiterio è invece decorata da un ciclo di tele ad opera di Martino Cignaroli (Verona, 1649 circa – Torino, 1726).
Da qui il percorso prosegue verso la centralissima piazza Duomo nella quale potrete incontrare la Cattedrale cittadina. Il Duomo fu costruito in cotto, il tipico materiale della pianura padana tra il 1284 e il 1341, su una precedente chiesa romanica della quale si conservano i resti delle fondamenta nella cripta.
L’intera facciata è caratterizzata dal contrasto tra il colore caldo del cotto e il marmo bianco ma un tempo presentava numerose pitture murali di cui oggi rimangono solo alcuni lacerti dell’intonaco preparatorio e tracce di pigmenti colorati a destra del portale principale e sul fianco sud, dove a destra dell’ingresso laterale si distinguono a fatica delle figure angeliche aureolate e un sole a raggi fiammeggianti.
Si tratta di un esempio di gotico lombardo che unisce elementi architettonici ancora propri dell’epoca romanica, come il portale maggiore, ai nuovi dettami dello stile gotico come il rosone in marmo bianco della facciata inquadrato nelle le due finestre a cielo.
L’interno conserva solo una piccola parte dell’originale decorazione ad affresco, che doveva ricoprire interamente le pareti, e molte testimonianze dell’arte locale. Merita una menzione particolare il Crocifisso ligneo (1320-40 circa) conservato all’interno della chiesa che si narra ritrasse le gambe quando fu dato alle fiamme (1445) e che da secoli è oggetto di venerazione da parte dei Cremaschi, che a lui si rivolsero in momenti di particolare bisogno. Altrettanto cara ai Cremaschi è la figura di san Pantaleone, patrono della città, medico invocato per la guarigione dalla peste (1361); a lui è dedicato l’altare a destra dell’abside.
Appena dietro piazza Duomo, all’angolo fra le vie Battisti e Frecavalli, si trova la chiesa di San Bernardino in città o “Auditorium Bruno Manenti”. Fu innalzata tra il 1518 e il 1534 per commemorare la visita a Crema di San Bernardino da Siena avvenuta cent’anni prima. L’esterno è molto semplice e scarno. La chiesa, oggi adibita ad auditorium per la sua ottima acustica, è anche definita la pinacoteca della città in quanto l’interno è ricchissimo di dipinti sia di pittori locali (Civerchio, Ferrario, Pombioli, Lucini, Picenardi…) sia di artisti forestieri (Pietro Marone, Galliari, Cignaroli…). Le decorazioni monocrome della volta sono opera dello scenografo Luigi Manini (Crema, 1848 – Brescia, 1936), mentre l’Annunciazione dell’arco trionfale, seppur pesantemente restaurata, è opera di Vincenzo Civerchio (Crema, 1470 circa – 1544 circa).
Tornando in piazza Duomo e oltrepassando il Torrazzo incamminiamoci in via XX Settembre, dove possiamo incontreremo la settecentesca chiesa della Santissima Trinità. Costruita tra il 1737 e il 1740 su progetto del capomastro Andrea Nono, si distingue per la presenza di due facciate riccamente decorate in stile rococò. Il campanile è sovrastato dalla statua in rame del Salvatore che ruota a seconda della direzione del vento.
All’interno rimarrete estasiati dalla ricchezza decorativa. La volta è completamente affrescata dal pittore Giuseppe Gru (Verona, 1715 – 1775), nelle cappelle invece campeggiano dipinti di celebri pittori locali e non. Non ultimo da notare la decorazione illusionistica che simula l’architettura dell’abside.
In fondo a via XX settembre vi troverete in piazza Giovanni XXIII, al termine della piazza sulla sinistra si incrocia via delle Grazie che porta all’omonimo santuario.
Il santuario di Santa Maria delle Grazie fu costruito nel 1601 per ospitare l’immagine miracolosa della Madonna col Bambino, oggi collocata sull’altare, che in precedenza si trovava sul vicino Torrione della Madonna ancora visibile dal parco Campo di Marte. La decorazione interna fu affidata qualche anno dopo (1641-43) al celebre pittore Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinate, 1656) e narra gli episodi della Vita della Vergine con effetti scenografici e teatrali nel tipico stile barocco. Al centro della volta si ammira l’Assunzione e agli angoli gli Evangelisti, mentre ai lati dell’ingresso si trovano le figure di San Rocco e San Sebastiano sovrastate dall’Adorazione dei Magi.
Ritornando sui vostri passi o deviando per qualche viuzza trasversale è possibile raggiungere via Matteotti dove potrete visitare altre due chiese degne d’attenzione. L’oratorio di San Giovanni Battista fu eretto (1583-99) dai confratelli della Compagnia della Carità (motivo per il quale sull’ingresso si trova il motto Charitas) come proprio luogo di culto, sopra i resti della casa di Caterina degli Uberti collegata alla nascita della Basilica di Santa Maria della Croce. La decorazione ad affresco degli interni fu compiuta da Gian Giacomo Barbelli (Offanengo, 1604 – Calcinate, 1656) nel 1636 il quale rappresentò le Storie della vita di San Giovanni Battista e le Opere di Misericordia. Realizzò anche le due tele dell’Annunciazione, mentre quella con la Decollazione del Battista sull’altare è stata attribuita a Camillo Procaccini (Parma, 1561 – Milano, 1629).
La chiesa di San Giacomo Maggiore nelle forme attuali è frutto del quinto rifacimento attuato nel Settecento (1749) e si tratta dell’unica chiesa in città con scalinata d’accesso. La decorazione ad affresco e i dipinti del presbiterio ricordano le vicende dell’apostolo a cui è dedicata la chiesa. Le cappelle laterali sono ricche di tele, tra cui compaiono opere di Civerchio, del Legnanino, del Pitocchetto, di Lucini solo per menzionarne alcuni.
Ultima tappa obbligata alla scoperta dei luoghi della fede cremasca è il santuario di Santa Maria della Croce che si erge maestosa al limitare dell’abitato cittadino. Per raggiungerlo potete fare una piacevole camminata di una ventina di minuti lungo il viale alberato di Santa Maria oppure di spostarvi con i vostri mezzi.
La Basilica è un vero uno scrigno di bellezza che compenetra riflessioni bramantesche, esuberante decorazione barocca e naturalismo pittorico.
Fu costruita per volere della cittadinanza a partire dal 1490 sul luogo dell’apparizione della Madonna a Caterina degli Uberti, giovane donna ferita a morte dal marito. Il progetto del santuario fu affidato a Giovanni Battagio (Lodi, 1440 circa – 1500 circa), collaboratore del Bramante, che concepì l’edificio a pianta centrale ispirandosi all’architettura rinascimentale. Tuttavia, a seguito di un litigio coi committenti nel 1499, i lavori furono conclusi nel 1501 dal capomastro Antonio Montanari. L’esterno è dominato dal grosso tiburio centrale (sovrastruttura che ricopre la superficie curva della cupola) con tre ordini di gallerie sovrapposte affiancato da quattro cappelle.
L’interno è organizzato intorno a un’aula ottagonale con quattro bracci laterali che completano la pianta a croce greca. Il vano principale è coperto da una cupola con otto spicchi. Alternate ai quattro bracci si trovano quattro cappelle semicircolari. La realizzazione della pala dell’altare maggior fu affidata a Benedetto Rusconi, detto il Diana, che la realizzò nel 1501. L’opera rappresenta l’Assunzione della Vergine, l’interesse del dipinto risiede sia nell’importanza della commissione all’affermato pittore veneziano sia nella raffigurazione dello sfondo dove compare una delle pochissime testimonianze dell’immagine dell’antico castello di Porta Serio.
Gli altari laterali sono decorati a stucco nel 1585 probabilmente da Giovan Battista Castello. Sul timpano siedono due figure femminili in stucco che reggono dei libri. All’interno delle nicchie appaiono figure di profeti. Gli affreschi sono di Aurelio Gatti (1585) tranne quelli della terza cappella realizzata interamente da Carlo Urbino, autore sia degli affreschi che della pala. Le pale che decorano gli altari sono l’Adorazione dei Pastori di Antonio Campi (1575), l’Adorazione dei Magi di Bernardino Campi (1575), la Salita al Calvario di Carlo Urbino (1578) e la Deposizione di Bernardino Campi (1575).
Gli affreschi della volta furono realizzati in un momento successivo, infatti solo nel 1702 i gemelli Gerolamo e Giovan Battista Grandi e il valtellinese Giacomo Parravicino furono chiamati per l’esecuzione del Trionfo della Croce, che occupa gli otto spicchi interni del tamburo, così come le Sibille e i Profeti e i medaglioni con le Visioni di Santa Teresa d’Avila. Le due cupole minori sono impreziosite da dipinti di Giacomo Parravicino, Giuseppe e Giovanni Antonio Torricelli, Eugenio Conti e Angelo Bacchetta.
Sotto il presbiterio si trova lo scurolo, che sorge nel luogo dove apparve la Madonna a Caterina, episodio che è ricordato grazie a due statue (gruppo scultoreo risalente al Seicento); il soffitto dello scurolo fu decorato da Bernardo Capradossi con le immagini dei Dodici apostoli.
Informazioni
Inizio percorso piazza Garibaldi
Chiesa di San bendetto